A Vicenza soldati USA a rischio ebola
Nella base militare statunitense di Vicenza, undici soldati americani di ritorno dalla Liberia sono finiti in isolamento. Il contingente, che comprende l'ex capo della missione americana in Liberia, il generale Darryl Williams, è stato sottopposto a «sorveglianza rinforzata» anche se nessuno dei militari mostra «alcun sintomo della malattia», come ha informato un portavoce del Pentagono.
VICENZA - Nella base militare statunitense di Vicenza, undici soldati americani di ritorno dalla Liberia sono finiti in isolamento. Il contingente, che comprende l'ex capo della missione americana in Liberia, il generale Darryl Williams, è stato sottoposto a «sorveglianza rinforzata» anche se nessuno dei militari mostra «alcun sintomo della malattia», come ha informato un portavoce del Pentagono.
LA QUARANTENA - Secondo la CNN, i soldati sono stati raggiunti dai Carabinieri protetti da speciali tute. Nella città del Veneto i soldati statunitensi saranno posti sotto controllo in quella che effettivamente è una quarantena. Secondo l'emittente americana, non è chiaro perché il gruppo sia stato messo in isolamento visto che le attuali misure del dipartimento americano della Difesa prevedono che membri dell'esercito possano tornare al lavoro e alle loro attività quotidiane con i famigliari se non mostrano sintomi.
IN AFRICA PER ORGANIZZARE L'ASSISTENZA MILITARE - Tra coloro che sono in isolamento c'è il generale Darryl Williams, che era il comandante dell'esercito americano in Africa, tornato in Italia nel fine settimana per altri impegni. E' stato sostituito da Gary J. Volesky, che ha dichiarato: «C'è bisogno di dimostrare il nostro sostegno con l'azione non con le parole, e l'azione è esattamente quanto stiamo per fornire». Williams e la sua squadra sono rimasti in Africa per trenta giorni per organizzare l'assistenza militare.
IN LIBERIA, MONITORAGGIO CONTINUO - Il 16 ottobre scorso, in occasione di una conferenza stampa, il generale aveva spiegato come lui e i membri del suo team fossero costantemente monitorati. «Ieri credo che mi sia stata misurata la febbre otto volte prima di entrare e uscire dall'ambasciata o dal posto dove risiedevo». All'epoca aveva definito «relativamente basso» il rischio di contrarre l'Ebola «se si adottano misure sanitarie di base e si rispetta un protocollo di pulizia». Un mini ospedale da 25 letti sarà operativo a Monrovia, capitale della Liberia, nella prima settimana di novembre. Dottori e infermieri americani si prenderanno cura di personale medico che ha contratto l'Ebola. Attualmente sono circa 600 gli americani dispiegati nel Paese.
L'IMPEGNO DELL'ESERCITO USA - Il colonnello Steven Warren ha spiegato che la decisione di ricorrere all'isolamento per questi undici militari è stata presa dall'esercito statunitense portavoce del Pentagono. Anche altre decine di soldati, di ritorno dalla Liberia e dal Senegal, verranno messi sotto osservazioni per un periodo di 21 giorni. Warren ha tenuto a precisare che non si tratta di una «quarantena», senza specificare, però, in cosa si differenzia. Oltre ai 600 soldati in Liberia, gli americani hanno anche impegnato nella lotta all'Ebola 100 militari in Senegal e nelle prossime settimane il contingente dovrebbe arrivare ad almeno 3.200 unità. Il team militare americano ha installato alcuni laboratori mobili per il test del virus, un ospedale con 25 posti letto e sta realizzando anche delle nuove unità per il trattamento dell'Ebola.
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