Renzi: Non siamo studenti in Europa
Il presidente del Consiglio al festival di Internazionale risponde alle domande della stampa estera riguardo all’operato del governo, sia in termine di politiche interne che di tematiche internazionali. Il premier toccando l'argomento spinoso dell'economia afferma che il suo Governo, dal 2012, ha fermato la caduta.
ROMA - In occasione dell'incontro «Visti dagli altri», a Ferrara, Festival del settimanale Internazionale, il premier, Matteo Renzi, ha riferito che «nel 2012 l'economia italiana è arretrata del 2,4%, nel 2013 dell'1,9%, oggi siamo a meno 0,2. Sarà molto difficile riuscire ad invertire questo segno davanti ma abbiamo arrestato la caduta anche se sono dati devastanti».
L'EUROPA NON HA MAESTRI - Durante il suo intervento, il premier ha aggiunto che l'Italia rispetta il 3% nel rapporto deficit-Pil per dare prova di credibilità, ma apprezza che la Francia metta in discussione un parametro che «profondamente non è attuale, non è credibile», perché altrimenti il rischio è che vinca Marine Le Pen. E continua il premier: «Nel '92 non c'erano un sacco di cose: internet, i telefonini erano appena arrivati... il '92 era un altro mondo. I parametri di Maastricht risalgono a quel mondo là. Sostenere che il 3% è un parametro profondamente non attuale - sentite come sono diventato diplomatico, potevo dirla molto peggio - è un dato di fatto. Sono convinto che se potessi intervistare io i giornalisti del Financial Times anche loro direbbero che non è un parametro credibile [...] L'Italia - sottolinea il presidente del Consiglio - fa un gioco diverso rispetto alla Francia, ma questo non ci impedisce di dire che l'Europa non può diventare un luogo dove c'è un maestro che insegna e gli altri che imparano».
PARALLELISMI - E il presidente del Consiglio aggiunge poi: «Quando nel 2003 l'Italia, che aveva allora presidente Berlusconi e ministro Tremonti, riceve nella sua veste di presidente di turno dell'Ue la richiesta di violare il 3% da parte della Germania... direte: il mondo alla rovescia! Ma andò così. E nessuno disse ai tedeschi: 'dovete fare i compiti a casa'. Chiedo lo stesso rispetto per quando questa cosa qui la chiede la Francia, dicendo che l'Italia fa comunque un'altra cosa...».
RENZI: 'NON SIAMO STUDENTI' - E intanto, il premier, anche su Twitter dice la sua e risponde a chi, come la Germania, chiede ai paesi europei di «fare i compiti». Il premier, ovviamente, non cita direttamente la cancelliera Angela Merkel, ma scrive: «Proprio perché noi rispettiamo il 3%, non accettiamo che nessuno in Europa faccia il professore trattando gli altri come studenti».
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