Schiaffo a Renzi dalla minoranza del PD
Mentre la minoranza del Pd chiede a Renzi una riunione informale per lavorare a un nuovo documento da presentare in direzione, altri emendamenti sono stati presentati alla delega del governo, rischiando di ritardare ulteriormente la Riforma del lavoro. Serracchiani ammonisce i colleghi: «E' la ditta a dettare le regole. Basta ammutinamenti.«
ROMA - La minoranza Pd chiede a Renzi e agli esponenti della segreteria un incontro per discutere le linee di un documento unitario sul lavoro da presentare in direzione. E' quanto emerge da un incontro che ha visto riuniti alla Camera rappresentanti delle diverse anime della minoranza, inclusi parlamentari, come Francesco Boccia, che hanno votato Renzi al congresso. «Da parte nostra - spiega Alfredo D'Attorre - c'è grande disponibilità e fiducia che si possa arrivare a una posizione unitaria». D'altra parte, ci sono ancora grattacapi per il premier Matteo Renzi. Nuovi emendamenti, presentati dalla minoranza interna al Pd, rischiano di ritardare ulteriormente la Riforma del lavoro. Le esponenti più fedeli del suo partito, Marina Sereni e Debora Serracchiani, ammoniscono gli altri parlamentari Pd: «E' la ditta a dettare le regole. Dovete adeguarvi». La minoranza Pd chiede a Renzi e agli esponenti della segreteria un incontro per discutere le linee di un documento unitario sul lavoro da presentare in direzione. E' quanto emerge da un incontro che ha visto riuniti alla Camera rappresentanti delle diverse anime della minoranza, inclusi parlamentari, come Francesco Boccia, che hanno votato Renzi al congresso. "Da parte nostra - spiega Alfredo D'Attorre - c'è grande disponibilità e fiducia che si possa arrivare a una posizione unitaria".
SERENI (PD): BASTA CON LE FAIDE INTERNE - Gli emendamenti della minoranza Pd al Jobs act rendono solo le cose "più difficili", secondo la vice-presidente della Camera Marina Sereni. "Leggo che la minoranza Pd avrebbe presentato emendamenti al disegno di legge delega del Governo sul lavoro. Vorrei domandare: quale minoranza? Sulla base di quale mandato e di quale Statuto? Mi stupisce dunque non poco che proprio coloro che hanno avversato Renzi con l'argomento di volersi 'liberare' del partito oggi scelgano di produrre un nuovo strappo, come fu a suo tempo per la riforma costituzionale. Difendere il pluralismo nel Pd - aggiunge - non può significare che in Parlamento ci si muove per componenti, mettendo in qualche modo gli organismi dirigenti di fronte al fatto compiuto. Esiste una direzione nazionale del Pd, convocata proprio sul Jobs Act lunedì prossimo, esistono i gruppi parlamentari dove le scelte politiche del partito si traducono in iniziative legislative».
I MEMBRI DEL PD DEVONO AIUTARE RENZI, NON OSTACOLARLO - Ogni parlamentare, spiega la Sereni, può presentare emendamenti, ma se lo si fa come «minoranza» è più complicato «trovare una sintesi». Dice la vice-presidente della Camera: «Nessuno mette in discussione la libertà del singolo parlamentare di presentare proposte, come prevede l'art.67 della Costituzione. Ma quello che sta avvenendo con la presentazione di emendamenti 'a nome' della minoranza è un'altra cosa e rende più difficile fare una discussione libera e trovare una sintesi più condivisa possibile. Spero - conclude - che non tutte le minoranze si riconoscano in questo comportamento e si lavori nelle prossime ore a ripristinare un clima meno conflittuale, in cui il merito dei singoli punti in discussione conti di più del gioco dei posizionamenti. I cittadini, e soprattutto i nostri elettori, si aspettano che i parlamentari del Pd aiutino il governo Renzi a fare le riforme non a ostacolarle».
E' LA DITTA-PD A DETTARE LE REGOLE - E' la direzione del Pd a definire la linea da seguire e anche la minoranza dovrà attenersi alle «regole della ditta». Lo dice la vice-segretaria Pd Debora Serracchiani, parlando della polemica sulla riforma del lavoro: «La posizione del Pd è decisa dalla direzione. Per come conosco io Renzi credo non accetterà diritti di veto da parte di nessuno e il piano del Governo darà più tutele ai lavoratori e più semplicità agli imprenditori. Negli ultimi anni - aggiunge - il numero di disoccupati è raddoppiato, noi del Pd non possiamo stare alla finestra e fare finta di niente. Nel metodo la 'ditta' ha le sue regole che funzionano allo stesso modo, indipendentemente da chi è in maggioranza: quando eravamo minoranza, le abbiamo accettate. Siamo certi che adesso la minoranza farà altrettanto per il bene del Paese».
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