19 agosto 2025
Aggiornato 01:00
Ultimo round

La settimana delle Riforme

Dopo l'ostruzionismo messo in atto dalle opposizioni, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha preso contatti con tutti i partiti, per cercare di trasformare il muro contro muro in un dialogo costruttivo. Renzi avverte che i tempi potrebbero allungarsi anche dopo l'8 agosto, se non ci sarà collaborazione tra le parti; ma per trovare un accordo la strada è tutta in salita.

ROMA - Ecco la settimana decisiva per le riforme costituzionali, che dovrebbero arrivare entro l'8 agosto. Nonostante il pesante ostruzionismo messo in atto nei giorni scorsi da tutte le opposizioni parlamentari (Sel, Lega, M5s, dissidenti Pd e Fi), il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha preso contatti con tutti i partiti, per cercare di trasformare in dialogo il muro contro muro. Avanti tutta, dunque, per la Riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione, ma non mancano le voci fuori dal coro. Ecco cosa ne pensano alcuni parlamentari.

  

De Poli: Le riforme sono un obbligo morale - «Mantenere la strada delle riforme è un obbligo morale e chi, come il M5S, tenta di ostacolarne il cammino prendendo a pretesto l'attribuzione dell'immunità ai futuri senatori, si dà a un ostruzionismo diplomatico che non aiuta il Paese. Sull'applicazione dell'articolo 68 si trovi al più presto un percorso comune, poichè è impensabile che si possa dar luogo a un trattamento differenziato tra Camera e Senato», lo dichiara il vicesegretario nazionale vicario dell'Udc, il senatore Antonio De Poli.

De Petris (Sel): Renzi? A Roma si dice: coatto «Al presidente del Consiglio piace fare il coatto, come si dice a Roma. Il bullo. Ma l'esibizione muscolare non porta da nessuna parte. La maggioranza cominci a ritirare la 'tagliola'. Non può chiedere solo a noi il passo indietro", afferma Loredana De Petris, capogruppo di Sel in Senato. In una successiva intervista a Repubblica, però, apre le porte del dialogo al premier: «Renzi ci dia un segnale, ma reale, di disponibilità al confronto sulla riforma, e noi di Sel siamo pronti a ragionare, a cominciare da Senato elettivo, riduzione dei parlamentari, immunità, firme per i referendum abrogativi».

"Il Patto del Nazaremo è una trattativa oscura" - Un confronto «da portare avanti insieme a quello sulla riforma elettorale, che non può finire 'in coda' a tutto", spiega ancora la De Petris, la quale nega però che Sel stia alzando il tiro per spuntare la soglia del 4 per cento nell'Italicum: «E' una balla che ho sentito ripetere in Senato anche da Zanda, che ha alluso a 'oscure trattative'. Qui di sotterraneo c'è solo il patto del Nazareno con Berlusconi». La legge elettorale, continua la capogruppo, interessa Sel, «ma non in una logica di scambio: ci date la soglia al quattro per cento e noi ritiriamo gli emendamenti. La nostra è una battaglia contro una riforma che stravolge l'equilibrio istituzionale».

Cociancich (Pd): Via gli emendamenti fuffa - «Gli emendamenti fuffa vanno ritirati, è l'unica strada affinchè l'Aula possa concentrarsi sui veri problemi di merito. Da questo punto di vista il governo Renzi ed il Pd confermano ampia disponibilità", ha affermato il senatore dem Roberto Cociancich, componente della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, intervenendo ad Agorà Estate su Rai 3.

«La riforma costituzionale - ha sottolineato il parlamentare Pd - è stata ampiamente modificata in commissione. Il ministro Boschi ha anche annunciato il proposito dell'esecutivo di andare comunque verso il referendum. Togliamo dal tavolo le burle di chi vuole solo perdere tempo ed avviamo il confronto sui punti sostanziali del testo».

Mucchetti (Pd): Via anche l'obbligo del pareggio di bilancio - "Sono sei i punti sui quali cercheremo di migliorare il testo". Il senatore Pd Massimo Mucchetti, intervistato dal "Corriere", insiste sulla necessità di modifiche sostanziale alla riforma del Senato.

Ed elenca: «C'è il riequilibrio numerico tra Camera e Senato. Ho visto con piacere che Matteo Richetti non si scandalizzerebbe se i deputati dovessero scendere a 500. Sarebbe meglio arrivare a 315. Poi c'è la formazione del Senato, che deve essere eletto dai cittadini e fra i cittadini. Poi ancora, e arriviamo al terzo punto, le competenze del Senato". E spiega: «alcune competenze devono rimanere in capo al Senato, ad esempio sui diritti civili e religiosi o sui poteri di inchiesta. Altro esempio: il governo dovrebbe rendere conto al Senato delle nomine nelle grandi società a partecipazione statale». Il quarto punto è l'immunità: «Va limitata solo all'esercizio delle funzioni parlamentari dei senatori se eletti". Poi «c'è l'allargamento della platea chiamata ad eleggere il capo dello Stato. Bene coinvolgere i parlamentari europei, ma ancora meglio se alla Camera si unisse un Senato eletto". L'ultimo punto, invece, è il fiscal compact: «Occorre togliere l'obbligo del pareggio di bilancio". E alla domanda su cosa c'entri la riforma del Senato con il patto europeo, Mucchetti risponde: «Il pareggio di bilancio l'abbiamo messo nella Costituzione, e qui proprio di riforme costituzionali si parla. Un Paese che all'Europa chiede più flessibilità non può tenersi in Costituzione la rigidità».