29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
La fronda azzurra contro il ddl Boschi

Riforme, caos Forza Italia

Per chi guarda il dito, è la bagarre sulla convocazione (o meno) di una riunione. Per chi guarda la luna, però, è l'ennesimo scontro di visione, prospettiva e sfere di potere che sta dilaniando Forza Italia. E che Silvio Berlusconi, piuttosto concentrato sulle sue vicende giudiziarie, vive con sempre maggiore insofferenza.

ROMA - Per chi guarda il dito, è la bagarre sulla convocazione (o meno) di una riunione. Per chi guarda la luna, però, è l'ennesimo scontro di visione, prospettiva e sfere di potere che sta dilaniando Forza Italia. E che Silvio Berlusconi, piuttosto concentrato sulle sue vicende giudiziarie, vive con sempre maggiore insofferenza.

La conclusione è che per martedì prossimo alle 14 è stata messa in agenda la famosa riunione bis promessa dall'ex premier alla fronda azzurra che si è schierata contro il ddl Boschi sulle riforme. Una riunione congiunta di tutti i parlamentari. Una incombenza a cui il Cav si sarebbe volentieri sottratto: per quanto lo riguarda, infatti, il dado è stato tratto direttamente con il premier Matteo Renzi e se Forza Italia vuole il bene del suo leader non può fare altro che votare a favore e dimostrare che la sua parola è una e credibile. Ma tant'è, quello scoppiato negli ultimi giorni, e oggi in particolare, è uno psicodramma dove le rivalità personali e quelle tra fazioni la hanno fatta da padrona. Al punto che le riunioni convocate per domani erano prima una, poi due o persino tre.

Di prima mattina, il capogruppo al Senato Paolo Romani (uno che alla collocazione del sigillo sul patto ci ha lavorato in prima persona) annuncia la convocazione di un'assemblea dei soli senatori per le 10 di domani «compatibilmente con i lavori della commissione» Affari costituzionali, ancora impegnata nel voto sul provvedimento. Nessuna precisazione sulla presenza o meno di Silvio Berlusconi. Tanto basta a far scatenare la contraerea della fazione 'anti'. Si comincia infatti a organizzare una raccolta firme, 22 in tutto, per chiedere una riunione congiunta di tutti i gruppi. Parte anche l'offensiva mediatica, attraverso i comunicati, e a lanciarla - non c'è da sorprendersi - è Raffaele Fitto, il leader dell'opposizione interna.

Ma tra i maggiori oppositori alla riforma Boschi c'è anche il capogruppo della Camera, Renato Brunetta, che peraltro nella riunione della settimana scorsa era andato in escandescenze contro il suo omologo al Senato. Pare che il numero uno dei deputati abbia provato a raggiungere telefonicamente palazzo Grazioli per chiedere conto di quanto stava accadendo ma che, in assenza di riscontri, abbia deciso di passare al contrattacco convocando per le 9.15 di domani un'assemblea dei soli deputati.

Una scelta in polemica che, per il gioco degli specchi delle rivalità, aveva fatto agitare l'area dei favorevoli al pacchetto riforme (per lo più è composto dagli esponenti più vicini al cerchio magico). La conseguenza: la minaccia di avviare un'altra raccolta firme, questa volta per chiedere la destituzione di Brunetta da capogruppo.

Una situazione esplosiva che, pilatescamente, si è conclusa con la sconvocazione delle due assemblee di domani e l'annuncio di una nuova riunione congiunta per martedì prossimo. Già, annuncio. Perché a questo punto il condizionale è d'obbligo e perché anche questa soluzione non riesce a trovare tutti contenti: in quella data, infatti, gli europarlamentari (e dunque anche Raffaele Fitto) sono impegnati a Bruxelles per le comunicazioni di Juncker. Un problema che domani potranno porre direttamente a Berlusconi nel pranzo, programmato da tempo, che si terrà a palazzo Grazioli.