29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Riforme

Grillo, Renzi e il gioco del cerino

«Di proposte come questa ne arriveranno una al mese, in prospettiva anche per dare una sponda a Sel e ai dissidenti del Pd»: salta l'appuntamento con il Pd per il faccia a faccia sulla legge elettorale, ma la linea, garantisce un parlamentare, non cambia e il Movimento 5 stelle tiene fede alla «svolta» del dialogo inaugurata dopo le elezioni.

ROMA - «Di proposte come questa ne arriveranno una al mese, in prospettiva anche per dare una sponda a Sel e ai dissidenti del Pd»: salta l'appuntamento con il Pd per il faccia a faccia sulla legge elettorale, ma la linea, garantisce un parlamentare, non cambia e il Movimento 5 stelle tiene fede alla «svolta» del dialogo inaugurata dopo le elezioni. «Lo abbiamo deciso in assemblea dopo le europee, non ce l'hanno imposta né Grillo né Casaleggio - puntualizza un deputato - e andiamo avanti. Ho sentito anche altri, per noi quello del Pd è un autogol, come faranno ora a dire che siamo noi a dire sempre no?». E in effetti, alla fine M5S si rassegna a dare le «risposte scritte», pregiudiziale posta dal Pd per riaprire il tavolo di confronto, nonostante le accuse roventi di Beppe Grillo sulla «criminalità democratica» e la «dittatura soft» che «l'ebetino o ebetone» Renzi sta introducendo in Italia. Il gioco del cerino rimbalza al Nazareno.

Le controproposte del M5S sono il contrario di una chiusura. Formalmente sono addirittura dieci sì, anche se sul Titolo V sono di più i «ma» e sull'elettività del senato la posizione di Grillo resta lontana da quella del Governo. Il sì al doppio turno col premio di maggioranza e alla riduzione dei collegi sono forse l'avvicinamento più netto alle richieste avanzate da Matteo Renzi nel primo confronto che risale a due settimane fa. I «grillini» chiedono in cambio di non fare la «doppia selezione», cancellando le soglie di sbarramento che, spiega una fonte parlamentare stellata, «serve solo a Berlusconi per rappezzare la sua coalizione».

Ma qual è la vera linea del M5S? La mossa del Pd di disertare l'incontro punta a far emergere le contraddizioni interne alla formazione guidata dal comico genovese. E in effetti, l'anatema di Grillo sul blog sembra in un primo momento alimentare l'idea della sconfessione della linea trattativista, i cui alfieri «pubblici» sono il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e l'esperto di leggi elettorali Danilo Toninelli. Ma poi è lo stesso Grillo a precisare che «le porte per una discussione sulla legge elettorale per il M5S sono sempre aperte, nè mai le ha chiuse nonostante continue provocazioni».

Casaleggio vuole dare un nuovo profilo al movimento - In realtà Grillo, che cede facilmente alla sua avversione per il Pd, «deve anche svolgere quel ruolo», dice una fonte «grillina» in Parlamento: «non va dimenticato, infatti, che ove mai si raggiungesse un accordo con il Pd dovrebbe essere ratificato dagli attivisti sulla rete. Attivisti e parlamentari non sono tutti felici dell'attuale linea, e il loro consenso va preparato. Anche per questo Grillo è spesso più duro». In realtà sull'operazione «dialogo» si è aperto da tempo l'ombrello di Gianroberto Casaleggio. Il plenipotenziario della comunicazione stellata, nonostante i problemi di salute e la sua debolissima fiducia nella possibilità concreta di raggiungere un accordo col Pd, «si è convinto», raccontano le fonti M5S, dell'opportunità di dare questo nuovo profilo al Movimento; e ha difeso anche oggi la scelta, nel corso di una lunga riunione a Montecitorio in comunicazione diretta con i vertici, in cui è stata elaborata la decisione di pubblicare il testo con le dieci risposte sul blog. Ecco perché, di proposte come quella del dialogo sulla legge elettorale «ne arriveranno una al mese».