Renzi sfida all'Europa
Il Premier in aula al Senato: «Non è il patto di stabilità, è il patto di stabilità e crescita». Dunque «non chiederemo di uscire dai vincoli del 3% come fecdero Germania e Francia nel 2003, perchè l'Europa non è il luogo dello sconto della pena su questo o quel parametro»
ROMA - L'Italia «oggi è più forte» non solo per il risultato ottenuto dal Pd ma anche perchè «ha recuperato autostima e autorevolezza per sedersi ai tavoli europei, dove ora ci presentiamo non con il cappello in mano ma con l'umile consapevolezza, la coriacea determinazione di poter dire qualcosa». Lo ha detto il premier Matteo Renzi , intervenendo in Senato.
Patto di stabilità e crescita
E le cose da dire iniziano da una diversa politica per l'immigrazione: «Chiediamo il mandato al Parlamento per andare in Europa a chiedere di cambiare la politica per l'immigrazione». E proseguono con la richiesta dell'applicazione di tutte le regole europee: «Non è il patto di stabilità, è il patto di stabilità e crescita». Dunque «non chiederemo di uscire dai vincoli del 3% come fecero Germania e Francia nel 2003», perchè «l'Europa non è il luogo dello sconto della pena su questo o quel parametro». Ma è il luogo «per vincere la sfida educativa e culturale». E questo grazie alla politica che «non è un accidente passeggero, un male necessario ma il modo per immaginare un futuro all'altezza dei sogni più belli».
Riforme in cambio di flessibilità
Il pacchetto di riforme complessivo che Matteo Renzi si impegna a concludere entro mille giorni verrà presentato in sede europea «chiedendo in cambio un riconoscimento di quella flessibilità che sta dentro le regole Ue».
1000 giorni per le riforme
Sforzo che rilancia, indicando stavolta l'orizzonte temporale che va da settembre fino al maggio 2017. Data che subito scatena dalle opposizioni l'accusa di rinviare ancora il momento in cui mantenere le promesse. Ma con i suoi collaboratori, il premier respinge la lettura malevola: Diamo un orizzonte di legislatura, la dimostrazione che questo governo, a differenza di quanto spesso accaduto in passato, sarà un interlocutore di lungo periodo per le istituzioni europee. Ovvero: Diamo garanzia di stabilità. Con un arco di tempo quasi triennale «nel quale - spiega alla Camera - individuare punto per punto, e questo sarà il lavoro da fare entro il 1 settembre, cosa proponiamo nello specifico ai cittadini: quali infrastrutture, quali modifiche al fisco, diritti, agricoltura, P.A., welfare. Tre anni per migliorare il Paese, per riportare l'Italia a fare l'Italia: non farsi dettare l'agenda da un soggetto esterno, fare le riforme perchè sono necessarie, non perchè ci sono imposte».
Cambiare verso in Europa
In cambio, Renzi chiede anche all'Europa di «cambiare verso», perchè con la disoccupazione ai livelli attuali "non può esserci stabilità"; perchè l'impegno di salvare i migranti nel Mediterraneo «non può essere appaltato ad un solo Paese»; perchè senza la difesa di questi valori «si tengano pure la moneta».
Dunque «alziamo le ambizioni», invece di «andare col cappello in mano a chiedere uno sconto di pena». Perchè «non chiediamo di sforare il 3%, non chiediamo autorizzazioni»: quello che Renzi chiede è «immaginare un futuro all'altezza dei sogni più belli».
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