Napolitano, l'Europa e il «cambiamento condiviso»
Pranzo al Quirinale, presente mezzo Governo. A tutti, secondo quanto viene riferito, Giorgio Napolitano avrebbe ribadito il proprio suggerimento: per ottenere ciò che ci prefiggiamo in Europa è più utile cercare una condivisione larga che assumere un atteggiamento rivendicativo.
ROMA - Immigrazione, crescita, ma anche nomine Ue: si è parlato di tutto questo, secondo quanto si apprende, durante il pranzo al Quirinale di oggi, presente mezzo governo. Un appuntamento di routine, fanno notare dal Colle, il classico incontro che prepara la riunione del consiglio europeo, anche se in questo caso si tratta di un consiglio particolare, perché ci sono appena state le elezioni europee e c'è da gestire il passaggio di consegne tra i vecchi e i nuovi organismi Ue. Angelino Alfano, raccontano, ha fatto il punto sulla vicenda immigrazione, sollecitando un cambio di passo dell'Europa su questo fronte; Pier Carlo Padoan ha delineato la linea da tenere sul fronte crescita e conti pubblici e Matteo Renzi avrebbe in particolare descritto la strategia dell'Italia a proposito della complicata partita delle nomine. A tutti, secondo quanto viene riferito, Giorgio Napolitano avrebbe ribadito il proprio suggerimento: per ottenere ciò che ci prefiggiamo è più utile cercare una condivisione larga che assumere un atteggiamento rivendicativo.
Del resto, lo stesso Padoan, nel delineare la strategia italiana, avrebbe indicato un percorso molto prudente, non parlando mai di 'flessibilità' dei vincoli europei: piuttosto, avrebbe spiegato, dobbiamo ricordare all'Ue che le riforme strutturali che facciamo in casa hanno riflessi positivi sull'intera Europa e che perciò è legittimo chiedere un aiuto a mitigare gli effetti negativi che spesso le riforme strutturali hanno sul breve. Insomma, la linea già intrapresa con la richiesta di rinvio del pareggio: facciamo quello che dobbiamo fare, mettiamo in campo le riforme necessarie e vi chiediamo un po' di tempo in più per sterilizzare i contraccolpi delle riforme sull'immediato. Proprio per questo, raccontano, il premier avrebbe raccomandato ai ministri di parlare il più possibile, con i colleghi europei, delle riforme che il governo sta avviando: bisogna diffondere la consapevolezza, ha spiegato il premier, dei cambiamenti che l'Italia sta mettendo in cantiere.
Il cambiamento condiviso deve valere anche sul fronte immigrazione, avrebbe spiegato lo stesso Renzi, di fatto contenendo le spinte di Alfano a usare il pugno duro con l'Europa che non collabora: noi per primi, avrebbe spiegato il premier, dobbiamo essere impeccabili, ancora troppi comuni non fanno tutto il possibile in materia di immigrazione. Anche in questo caso, avere la 'coscienza a posto' è condizione fondamentale per andare in Europa a chiedere la riforma del diritto di asilo, accordi di partenariato firmati dall'Ue e non dai singoli paesi e via dicendo... Un giudizio sostanzialmente positivo sarebbe stato dato sulla bozza Van Rompuy, che auspicare un controllo comune delle frontiere esterne e un rafforzamento di Frontex.
Infine, sul capitolo nomine Renzi avrebbe spiegato che la partita è complessiva e che l'Italia punta ad avere una dei 4 ruoli apicali (Mr. Pesc, presidente della commissione, presidente del consiglio europeo e parlamento). Tra qualche giorno il governo italiano incontrerà il candidato del Ppe Jean Claude Junker e Renzi non intende porre veti preventivi: il premier avrebbe spiegato che non vuole contribuire a determinare un braccio di ferro tra parlamento europeo e governi e che è pronto a offrire i voti italiani a Junker, a patto che si impegni formalmente su un'agenda non centrata sul solo rigore ma attenta alla crescita e all'occupazione. E poiché c'è da sostituire subito Antonio Tajani, attuale vice-presidente della commissione eletto al Parlamento europeo, Renzi starebbe meditando sulla possibilità di indicare un nome di transizione, un supplente che resti in carica solo fino a quando non si insedierà la nuova commissione.
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