26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Europee 2014

E’ ora di spiegare a Grillo e Salvini che cos’è la moneta

La propaganda per le europee ignora i rimedi ai mali strutturali del Paese e punta tutto sul mal d’Euro.

Qualche riflessione va fatta su quelle moneta che abbiamo fatto tanto perché sostituisse la vecchia liretta, ma adesso non sono pochi quelli che la considerano una mezza fregatura e addirittura in aumento quelli che vorrebbero abbandonarla per tornare all’antico.

Ma è proprio vero che tutti i nostri guai derivano dall’euro?

Rispondere a questa domanda è impossibile e se prima non si distingue fra l’oggettivo impatto che questa moneta ha avuto sulla nostra economia, dall’uso che se ne è fatto al momento del cambio, ciò al momento in cui abbiamo lasciato la lira per passare alla valuta che abbiamo in comune con tanti altri paesi europei.

In quel momento, ormai fa parte della storia, ci fu un drenaggio di denaro da parte di quei settori della società in grado di poter determinare il prezzo delle loro merci e dei loro servizi a danno di chi aveva un reddito fisso, e cioè lavoratori dipendenti e pensionati.

Questi ultimi, lavoratori dipendenti e pensionati, furono però ricompensati nel tempo dalla stabilità del potere d’acquisto dei loro redditi, sebbene ridimensionati, dovuta ad un contenimento dell’inflazione talmente rigido da averci spinto verso il terreno minato della deflazione.

Per chi avesse ancora dei dubbi sulla estrema delicatezza del valore della moneta in una economia aperta varrà la pena di ricordare che l’equilibrio e la giusta misura devono essere calcolati all’interno di una serie infinita di pesi e contrappesi dai quali dipendono poi, nella pratica, la ricchezza o la povertà di ogni società.

Tanto per fare un esempio l’euro forte, da una parte consente ad un paese privo di materie prime come l’Italia di acquistare petrolio ed altri materiali indispensabili alla sua industria trasformatrice ad un prezzo più favorevole, ma dall’altra penalizza le sue esportazioni perché il loro prezzo sul mercato diventa più oneroso.

Bastano queste poche ed elementari  riflessioni per capire quanto sia più complesso un giudizio sull’euro rispetto a  chi per guadagnare qualche voto lo demonizza come la causa di ogni male, lasciando intendere che basti tornare alla lira per fare tornare i tempi delle vacche grasse.

La verità è che la ricchezza di un paese non la crea la sua moneta (vogliamo elencare quanti paesi africani hanno una moneta nazionale che vale quanto carta straccia?) ma ciò che ha nel suo sottosuolo o ciò che produce.

Agli emirati per essere ricchi bastano le trivelle petrolifere. A noi italiani, come ad altri paesi privi di materie prime, serve l’ingegno, il lavoro, la creatività. Ogni volta che l’assicella di questi tre valori nazionali sale, la ricchezza dell’Italia e degli italiani cresce. Ogni volta che li perdiamo di vista, scende.

L’autarchia mussoliniana non fece più ricchi i nostri padri, gli fece solo bere la cicoria al posto del caffè. La lira ebbe un periodo di splendore ai tempi del boom economico e poi fu al centro di tempeste monetarie quando l’aumento del prezzo petrolio mise a terra quell’industria che si reggeva unicamente sul basso costo del lavoro.

Oggi l’euro mette a nudo certe nostre debolezze, ma ci consente di navigare nel mare grande. Se ne uscissimo le acque diventerebbero più strette, ma non per questo meglio navigabili se continuassimo ad essere disorganizzati, lontani dalle nuove tecnologie, incuranti dei nuovi saperi e soprattutto mal governati.