Papa: Famiglie disgregate, lavoro e fatica economica rendono difficile parlare di paternità
Così il Papa nella catechesi dell'odierna udienza generale in aula Paolo VI. «La comunicazione si fa a volte difficile, la fiducia viene meno e il rapporto con la figura paterna può diventare problematico; e problematico diventa così anche immaginare Dio come un padre, non avendo modelli adeguati di riferimento»
CITTÀ DEL VATICANO - «Non è sempre facile oggi parlare di paternità. Soprattutto nel mondo occidentale, le famiglie disgregate, gli impegni di lavoro sempre più assorbenti, le preoccupazioni e spesso la fatica di far quadrare i bilanci familiari, l'invasione distraente dei mass media all'interno del vivere quotidiano sono alcuni tra i molti fattori che possono impedire un sereno e costruttivo rapporto tra padri e figli». Così il Papa nella catechesi dell'odierna udienza generale in aula Paolo VI.
«La comunicazione - ha proseguito Benedetto XVI - si fa a volte difficile, la fiducia viene meno e il rapporto con la figura paterna può diventare problematico; e problematico diventa così anche immaginare Dio come un padre, non avendo modelli adeguati di riferimento. Per chi ha fatto esperienza di un padre troppo autoritario ed inflessibile, o indifferente e poco affettuoso, o addirittura assente, non è facile pensare con serenità a Dio come Padre e abbandonarsi a lui con fiducia. Ma la rivelazione biblica aiuta a superare queste difficoltà parlandoci di un Dio che ci mostra che cosa significhi veramente essere 'padre'. Ed è soprattutto il Vangelo che ci rivela questo volto di Dio come Padre che ama fino al dono del proprio Figlio per la salvezza dell'umanità. Il riferimento alla figura paterna - ha spiegato il Papa - aiuta dunque a comprendere qualcosa dell'amore di Dio che però rimane infinitamente più grande, più fedele, più totale di quello di qualsiasi uomo».
L'Onnipotenza di Dio non è capacità di evitarci difficoltà - E' sulla croce «che avviene la manifestazione piena della grandezza di Dio come 'Padre onnipotente'. Ma potremmo chiederci: come è possibile pensare a un Dio onnipotente guardando alla Croce di Cristo?». Se lo è domandato il Papa nella catechesi dell'udienza generale in aula Paolo VI. «Noi vorremmo un'onnipotenza divina secondo i nostri schemi mentali e i nostri desideri: un Dio 'onnipotente' che risolva i problemi, che intervenga per evitarci ogni difficoltà, che vinca tutte le potenze avverse, cambi il corso degli eventi e annulli il dolore», ha proseguito Benedetto XVI. «Così, davanti al male e alla sofferenza, per molti diventa problematico credere in un Dio Padre e crederlo onnipotente; alcuni cercano rifugio in idoli, cedendo alla tentazione di trovare risposta in una presunta onnipotenza 'magica' e nelle sue illusorie promesse. Ma la fede in Dio onnipotente ci spinge a percorrere sentieri ben differenti: le vie e i pensieri di Dio sono diversi dai nostri e anche la sua onnipotenza è diversa: non si esprime come forza automatica o arbitraria, ma è segnata da una libertà amorosa e paterna».
«L'onnipotenza dell'amore - ha detto il Papa - non è quella del potere del mondo, ma è quella del dono totale, e Gesù, il Figlio di Dio, rivela al mondo l a vera onnipotenza del Padre dando la vita per noi peccatori. Ecco la vera, autentica e perfetta potenza divina: rispondere al male con il bene, agli insulti con il perdono, all'odio omicida con l'amore che fa vivere».
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