Lavitola-Berlusconi, il PM vuole la proroga delle indagini
L'aggiunto Francesco Caporale e il pm Simona Marazza hanno anche chiesto all'ex premier di venire a testimoniare sulla vicenda. I fatti oggetto degli accertamenti sarebbero avvenuti nel periodo marzo-luglio dello scorso anno. Inchiesta Finmeccanica, Bono a PM: negai compenso a Lavitola
ROMA - La Procura di Roma ha chiesto la proroga di indagini rispetto alla tranche dell'inchiesta sulla presunta estorsione subita da Silvio Berlusconi ad opera di Giampaolo Tarantini, dalla moglie Angelo Devenuto, dall'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola e da altre due persone. L'aggiunto Francesco Caporale e il pm Simona Marazza hanno anche chiesto all'ex premier di venire a testimoniare sulla vicenda. I fatti oggetto degli accertamenti sarebbero avvenuti nel periodo marzo-luglio dello scorso anno.
In particolare, i pm di piazzale Clodio si occupano di 500 mila euro dati da Berlusconi tramite di Lavitola a Tarantini. Quei fondi, ha detto lo stesso manager della sanità pugliese, che gli erano stati destinati per consentirgli di riprendere la sua attività imprenditoriale e non, tra l'altro, per indurlo a rendere una falsa testimonianza sul caso escort. Per Berlusconi era stata presentata nei mesi scorsi una memoria.
Inchiesta Finmeccanica, Bono a PM: negai compenso a Lavitola - «Lavitola venne in Fincantieri e sostanzialmente mi disse esplicitamente che riteneva di meritare un compenso per l'attività svolta nella firma degli accordi governativi dove, a suo dire, Berlusconi si era determinato grazie al suo intervento». E' uno dei passaggi dell'interrogatorio di Giuseppe Bono, l'ad di Fincantieri ascoltato il 26 settembre scorso dai pm della Procura di Napoli come persona informata sui fatti. Il verbale è agli atti dell'inchiesta che la Procura di Napoli conduce su presunte tangenti a margine di appalti esteri di Finmeccanica.
Ai pm Bono racconta di aver conosciuto Valter Lavitola (indagato per concorso in corruzione nell'inchiesta sugli appalti Finmeccanica) nel 2010 e che gli fu presentato da un amico avvocato come «molto amico di Berlusconi e che quindi avrebbe potuto essermi utile». Un secondo incontro avvenne dopo la firma dell'accordo di cooperazione bilaterale tra l'Italia e il Brasile siglato a Washington tra l'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente brasiliano Lula, quando bisognava firmare accordi tra i vari ministeri interessati e le forze armate. Bono spiega che nell'ambito di quell'accordo, la Fincantieri era interessata a fornire le navi di cui la marina militare brasiliana aveva dichiarato di aver bisogno. Il valore dell'affare era molto grosso, 5 miliardi di euro ripartiti per circa il 60 per cento a Fincantieri e circa il 40 per cento a Finmeccanica e società del gruppo che avrebbero curato il sistema di combattimento e il sistema di comando e controllo.