19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Ok a dl che le riordina

Saranno 51 le nuove province italiane

Il Consiglio dei Ministri ha approvato oggi il decreto-legge che completa il percorso avviato nel mese di luglio, finalizzato al riordino delle province e all'istituzione delle città metropolitane. Il decreto prevede la riduzione del numero delle province a statuto ordinario si ridurrà da 86 a 51, comprese le città metropolitane

ROMA - Arriva la «nuova Italia» a ranghi ridotti, almeno a livello di province: il consiglio dei Ministri ha approvato oggi il decreto-legge che completa il percorso avviato nel mese di luglio, finalizzato al riordino delle province e all'istituzione delle città metropolitane. Il decreto prevede la riduzione del numero delle province a statuto ordinario si ridurrà da 86 a 51, comprese le città metropolitane: dal 1° gennaio prossimo le giunte delle province italiane saranno soppresse e il presidente potrà delegare l'esercizio di funzioni a non più di 3 consiglieri provinciali. Sempre dal 1° gennaio 2014 diventeranno operative le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese.

Primo tassello di una riforma più ampia - Il riordino delle province, si legge nel comunicato del cdm, «è stata l'occasione che ha spinto numerosi Comuni a chiedere lo spostamento in un'altra provincia, confinante con quella di appartenenza, per ragioni di maggiore affinità territoriale e socio-economica». Per assicurare l'effettività del riordino posto in essere, senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il Governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta.
Resta fermo il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali. Resta anche ferma l'abolizione degli assessorati. Infine, gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle città capoluogo.
«Il riordino delle Province - conclude la nota del cdm - è il primo tassello di una riforma più ampia che prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali di governo (prefetture, questure, motorizzazione civile etc etc) in base al nuovo assetto. Dunque anche gli altri uffici su base provinciale saranno di fatto dimezzati. Al termine di questo processo sarà possibile calcolare gli effettivi risparmi che comporterà l'intera riforma».

Sertori (Upl): Governo ha ignorato istanze Lombardia - «Se si esclude il mantenimento della Provincia di Sondrio scelta peraltro imposta dalla specificità del territorio montano, il Governo non ha preso in considerazione le istanze della Lombardia». Commenta così Massimo Sertori, Presidente Upl e Presidente della Provincia di Sondrio il decreto-legge di riordino delle Province approvato questa mattina dal Consiglio dei Ministri.
Secondo Sertori gli elementi che destano particolare preoccupazione sono tre: in primis gli assetti istituzionali previsti per questa fase transitoria, che prevedono la soppressione delle Giunte e ben poca chiarezza sui rapporti con i Consigli. A questo si aggiunge l'improvvida interruzione forzata dei mandati democraticamente eletti, in alcuni casi con un anticipo anche di due o tre anni rispetto alla naturale scadenza. Permangono infine sullo sfondo le questioni relative al sistema elettorale, che deve consentire l'elezione diretta da parte dei cittadini, e soprattutto alle risorse, sulle quali il Governo non ha ancora dato risposta. «In queste condizioni non siamo in grado di garantire adeguati servizi ai nostri cittadini», spiega Sertori che ha annunciato la convocazione in via urgente del Consiglio Direttivo per lunedì 5 novembre presso la sede Palazzo Isimbardi.

Zaia: Venezia? Meglio città metropolitana del Veneto - Città metropolitana di Venezia? Meglio l'area metropolitana del Veneto. Lo ribadisce il presidente del Veneto, Luca Zaia che critica l'ipotesi di accorpamento delle province di Padova e Venezia in vista della creazione della città metropolitana.
«Io non voglio fare il sindacalista della Regione - ha spiegato Zaia - se la citta metropolitana da risultati ai cittadini ben venga, ma in Veneto non abbiamo una metropoli come Milano o Roma. La realtà del Veneto è quella dei cento campanili e identità. Qui con la città metropolitana di Venezia e Padova si rischia di tenere fuori i due terzi dei Veneti, 3,5 milioni di abitanti e non è giusto».
Per il governatore la soluzione è » quella dell'autonomia, di un federalismo spinto che sarebbe ben più vantaggioso della città metropolitana di cui a tutt'oggi non si conoscono le competenze». Così per Zaia questa «rischia di essere un'equa divisione del malessere, vista la riduzione dei trasferimenti. In pratica, un divide et impera».
Quindi per il governatore del Veneto non ci sono dubbi:«Mi devono spiegare cosa c'entra Padova con Venezia e con Treviso?». Per Zaia, quindi, » alla fine di tutta questa partita si dovranno tirare le somme e vedere se ci sono stati di benefici per i cittadini».