25 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Lezione di Politica dal Colle

Italia e l'Europa, duro j'accuse di Napolitano ai partiti

Rei di aver compromesso il progetto politico europeo con i loro meschini particolarismi, con la mancanza di leadership, la degenerazione morale e la mancanza di democrazia, che ora necessita di interventi legislativi come la legge attuativa dell'articolo 49 della Costituzione e le norme sul finanziamento e contro la corruzione

MERANO - Quale occasione migliore che una lezione di politica, per Giorgio Napolitano, per lanciare un duro j'accuse ai partiti, rei di aver compromesso il progetto politico europeo con i loro meschini particolarismi, con la mancanza di leadership, la degenerazione morale e la mancanza di democrazia, che ora necessita di interventi legislativi come la legge attuativa dell'articolo 49 della Costituzione e le norme sul finanziamento e contro la corruzione. Partiti che non vanno demonizzati, ha detto, ma che devono rinnovarsi. Anche lasciando spazio ai giovani.

LA POLITICA E' RIMASTA «NAZIONALE» - Il fattore fondamentale di crisi della costruzione europea, ma che è anche motivo di crisi della politica, è che la politica - ha detto il capo dello Stato - «è rimasta nazionale» mentre proprio la crisi economica dell'eurozona spinge verso una direzione «ineludibile», quella di «un'integrazione sempre più stretta e comprensiva tra gli Stati». Questa direzione di marcia, ha osservato Napolitano, «incontra ostacoli e resistenze» ma «sta crescendo la coscienza di come sarebbe catastrofica per l'Europa la scelta opposta, tornare indietro», insomma «il concetto e la prospettiva dell'Unione politica non è più un tabù». E tuttavia, ha detto intervenendo al Festival della politica di Mestre, «sono esplosi i problemi non affrontati dopo la nascita dell'euro», come l'assenza di una politica di bilancio concordata che permettesse all'Ue di non essere «impreparata» davanti alla crisi finanziaria globale. E così «non si è andati finora al di là di un disegno di Unione bancaria e di bilancio» dando alle «opinioni pubbliche il senso di costrizioni da subire con sacrificio di procedure democratiche senza coinvolgimento e partecipazione dei cittadini». Da qui le posizioni di «rigetto dell'euro e dell'integrazione europea». Napolitano è convinto che l'unico modo per superare questa impasse, questa sfiducia dei cittadini verso l'Ue, sia il rilancio dell'Unione politica federale.
Per il capo dello Stato la responsabilità di questa crisi dello spirito europeista nelle opinioni pubbliche è legata alla mancanza di leadership politica del processo di integrazione. «Da chi avrebbe dovuto venire un rilancio del progetto europeo se non dalle leadership politiche?». Invece si è preferito «seguire l'onda degli umori, delle paure, degli interessi particolari, delle tentazioni populistiche e nazionalistiche», questo perchè «si è continuato a far politica in chiave nazionale, secondo visuali sempre più ristrette ed elettoralistiche di parte». Secondo il presidente della Repubblica questo è stato il «fattore tra i più gravi del ripiegamento, immeschinimento, perdita di autorità della politica e dei suoi attori principali, i partiti».

NO ALLA DEMONIZZAZIONE DEI PARTITI - Da tempo Napolitano invita i partiti a prendere provvedimenti contro la crisi della politica perché convinto che «nessuna nuova o più vitale democrazia potrà nascere dalla demonizzazione dei partiti, nel deserto dei partiti, quel che è indispensabile, non solo in Italia ma in Europa, è che si rinnovino». Ecco perché ha rilanciato l'invito a «lavorare, con successo, mi auguro, alla regolamentazione in senso democratico dei partiti secondo l'articolo 49 della Costituzione, alla revisione del sistema di finanziamento dell'attività politica, al rafforzamento delle normative anti-corruzione». Secondo il capo dello Stato possono essere questi i rimedi alle «patologie» di cui soffrono i partiti che, in particolare in Italia, hanno «pagato il prezzo di arroccamenti burocratici, di un infiacchimento della loro vita democratica, di un chiudersi in logiche di mera gestione del potere e di uno scivolare verso forme di degenerazione morale».

I GIOVANI - Ma non solo, serve anche un'apertura ai giovani, altro tema caro al Presidente, secondo il quale il «banco di prova per tutte le forze politiche è la capacità che dimostreranno di aprire spazi di partecipazione per le giovani generazioni soprattutto al discorso sull'Europa». Giovani che a loro volta dovranno «cercare ogni varco per far sentire e valere le vostre ragioni, le vostre esigenze, per esprimere idee ricostruttive e rinnovatrici sulla politica».

UN «PENSIERO» PER IL MOVIMENTO 5 STELLE - Infine il capo dello Stato ha fatto cenno anche ai nuovi movimenti politici, e il pensiero non può che essere rivolto a formazioni come il M5S fondato da Beppe Grillo, sempre critico con il Quirinale, al quale ha rivolto un'apertura accompagnata da un ammonimento: «Al rinnovamento della politica possono certamente contribuire nuove forme di comunicazione e di partecipazione politica, se vi si fa ricorso in modo responsabile e trasparente - ha detto il capo dello Stato - Nè si può restringere l'attenzione ai partiti già in campo, ignorando nuovi movimenti capaci di raccogliere delusioni e aspirazioni dei più giovani». Ma se non vogliono «marginalizzarsi e rimanere irrilevanti», questi nuovi soggetti, avverte, non devono rinchiudersi in «una logica esclusivamente protestataria, preoccupati soltanto di chiamarsi fuori dall'assunzione di comuni responsabilità europee».