Legge elettorale, Berlusconi tratta col PD
Trattare, fortissimamente trattare. Dal quartier generale del Pdl, Silvio Berlusconi ha investito Denis Verdini (unico a poter parlare per il Cav in questa partita, come tante altre volte in passato) del compito di tentare di raggiungere un'intesa sulla legge elettorale
ROMA - Trattare, fortissimamente trattare. Dal quartier generale del Pdl - quello vero, quello di Arcore - Silvio Berlusconi ha investito Denis Verdini (unico a poter parlare per il Cav in questa partita, come tante altre volte in passato) del compito di tentare di raggiungere un'intesa sulla legge elettorale, mentre ad Angelino Alfano toccherà sondare il Professore per comprendere quali margini e che spazio potrà avere il Pdl in un'eventuale operazione 'Monti dopo Monti'. Perché naturalmente le due partite sono strettamente connesse e, anche se mancano conferme ufficiali, oggi di legge elettorale e futuro avrebbero discusso in alcuni contatti informali i leader di partito. E, secondo le stesse fonti, anche i leader con il Colle.
Operazione «Monti dopo Monti» - Certo, il via libera lampo a maggioranza del semipresidenzialismo targato Pdl&Lega non aiuta. Come non aiuterà l'appello che domani Berlusconi e Alfano lanceranno in conferenza stampa al Pd per sostenere questa riforma. Ma è tutta la partita a giocarsi sul filo. Tra domani e giovedì il premier ascolterà ABC. E' ormai convinzione diffusa nel Pdl che il Cavaliere sia pronto a (quasi) tutto pur di sedere al tavolo post elettorale. E, se andasse in porto l'operazione del 'Monti dopo Monti' - che verrebbe gestita in autunno sempre da Napolitano - Berlusconi non si tirerebbe indietro. Per raggiungere questo obiettivo, serve però una modifica del sistema elettorale. Perchè sollecitata da Napolitano, ma anche perché permetterebbe di gestire la campagna elettorale senza dover pagare un prezzo troppo alto a Grillo e alle altre 'estreme'.
Passi avanti su un accordo - Di questo meccanismo discutono i pochi ambasciatori scelti dall'ex premier. Sono tutti ex Forza Italia, fatto questo che ha esasperato le tensioni interne in via dell'Umiltà e ha provocato profondi scosse nell'ala ex An, che infatti in queste ore sembra organizzarsi senza escludere rotture traumatiche. Oggi, al termine di un'intensa giornata di trattative, pare che Pd e Pdl abbiano compiuto passi avanti su un accordo che prevede il premio di maggioranza consistente al primo partito e un meccanismo simile al provincellum per scegliere al massimo i 2/3 degli eletti (la parte restante eletta in listini bloccati). Un meccanismo che avvantaggia i partiti più grandi (grazie anche a uno sbarramento al 5%), che in linea di principio non nega la scelta del premier ma che nei fatti favorirebbe eventuali larghe intese. Il 'Monti dopo Monti', insomma.
Se davvero questa intesa venisse sancita, sarebbe la conseguenza del ragionamento comune dei leader di partito e di Monti. Anche se, spiegano dal Pdl, il passo decisivo per aprire la strada al voto sarebbe compiuto di concerto dal Premier e da Napolitano, magari con un pubblico intervento proprio del Colle, con un richiamo al clima di emergenza determinato dalla guerra finanziaria.
Bersani: Via libera prima dell'estate - Solo ipotesi, per ora. Quel che è certo è che stasera Bersani e Alfano si sono presentati quasi in contemporanea in tv, ragionando di accordo vicino e spingendosi a ipotizzare - come ha fatto il segretario Pd - un primo via libera già prima dell'estate. Segnali di fumo, per ora. Senza contare le resistenze di chi, come gli ex An, temono proprio questa prospettiva. Ma le trattative proseguono e i tempi sono così stretti da imporre soluzioni rapide.
Berlusconi vuole un posto al tavolo delle trattative - Berlusconi lo sa e valuta anche l'impatto di una sua eventuale candidatura. In molti gli fanno notare che una sua presenza in campo complicherebbe lo schema del Monti bis. Ma, al momento, il Cav ritiene utile non mollare la presa senza una valida alternativa. Dopo il voto, d'altra parte, una pattuglia omogenea e montiana potrebbe garantire al Pdl un posto al tavolo delle trattative. E Berlusconi potrebbe tornare nelle retrovie.
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