19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Il Governo e la «strana maggioranza»

Berlusconi e la fine di Monti: «vorrei ma non posso»

Il Cavaliere lascia Palazzo Chigi, dopo l'incontro con il premier, confidando un senso di «indeterminatezza» per un vertice europeo che si annuncia complicato. Sulle mozioni il Pdl frena. Falchi sperano, ma per il leader del PDL: Una crisi ora sarebbe una catastrofe

ROMA - Luca D'Alessandro, deputato del Pdl vicinissimo a Verdini, vota la fiducia al governo e si tura platealmente il naso. E' in questo fotogramma la linea politica di Silvio Berlusconi, è il 'vorrei ma non posso' del Cavaliere che al mattino spara sull'esecutivo Monti e a sera racconta ai vertici del Pdl che «far cadere il Professore sarebbe una catastrofe». Il Cavaliere lascia Palazzo Chigi, dopo l'incontro con il premier, confidando un senso di «indeterminatezza» per un vertice europeo che si annuncia complicato. Anche perché l'esecutivo difficilmente godrà del sostegno unitario del Parlamento italiano, visto che la mozione unitaria è in alto mare: pare che l'intervento di Enrico Letta abbia fatto infuriare Fabrizio Cicchitto e la trattativa sia congelata.

VERTICE UE, NESSUN PRONOSTICO - Berlusconi, accompagnato da Angelino Alfano, ha soprattutto ascoltato il presidente del Consiglio e un quadro che viene definito «crudo», nel corso del colloquio a Palazzo Chigi. Perché Monti non ha promesso - riferiscono dal Pdl - se non il massimo impegno per cercare di superare le resistenze tedesche e mettere in sicurezza la moneta unica. Nessun pronostico, se non l'impegno a riuscire a strappare un meccanismo 'anti spread' che protegga l'Italia, non però gli altri Paesi in crisi.

IL CAVALIERE: «SOSTERREMO IL GOVERNO» - Eppure al mattino, conversando alla Camera con i suoi parlamentari, Berlusconi aveva bollato le misure del governo come «inadeguate». Nel pomeriggio, però, la linea cambia. Il Pdl sta pagando un prezzo altissimo, non intendiamo andare avanti così, è stata la premessa del ragionamento, eppure «saremo responsabili» e sosterremo Monti, perché una crisi sarebbe nient'altro che «una catastrofe». A sostegno di questa tesi, di fronte a tanti parlamentari inquieti e antimontiani, Berlusconi cita non meglio definite «autorità di Bruxelles». Più che Barroso, nel suo entourage l'identikit prescelto conduce ad ambienti finanziari che conoscono bene i mercati e il mondo delle imprese. Mediaset compresa.

«MONTI? ABBIAMO MANGIATO BENISSIMO» - In soffitta finiscono insomma, per ora, i proclami antigovernativi. Certo, l'ala più dura del partito ritiene che l'ex premier voglia tornare in campo e soffocare in culla le primarie. Che sia pronto ad alzare il tiro già dalla prossima settimana, mettendo il Popolo della libertà all'opposizione. Le colombe, di contro, giurano che Berlusconi attenderà almeno l'estate per dare qualche risposta ai maldipancia dei sedici astenuti, quattro contrari e ventuno assenti del Pdl che oggi alla Camera hanno nuovamente manifestato malcontento. E, d'altra parte, il percorso di sganciamento richiede tempi adeguati, mentre la crisi e la speculazione corrono molto più velocemente. Anche se qualcuno, maliziosamente, fa notare il primo commento del Cav dopo il pranzo a Chigi: «Monti? Abbiamo mangiato benissimo». L'ultima volta che si trincerò dietro al menù fu dopo un incontro con Fini.