28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Giustizia | Il caso Lusi

Lusi: Riesame, attività di gravissimo e sistematico saccheggio

Così affermano i Giudici del Tribunale del riesame di Roma nelle motivazioni del provvedimento con cui è stata confermata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il Senatore. Il Legale della Margherita: Pietra tombale sulla vicenda

ROMA - Quella che è stata posta in essere da Luigi Lusi e gli altri è stata un'attività di «gravissimo sistematico saccheggio» effettuato nell'arco di appena cinque anni, sui conti della Margherita. Così affermano i giudici del tribunale del riesame di Roma nelle motivazioni del provvedimento con cui è stata confermata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il senatore, su cui comunque dovrà pronunciarsi il Parlamento. I giudici ricordano che «gli iniziali 88 milioni di euro (al primo gennaio 2007) alla data del 31 dicembre 2011 non erano più presenti nelle casse del partito benchè il partito non sia più attivo».

Il pm Stefano Pesci, davanti ai giudici - si ricorda in un passaggio del provvedimento di 49 pagine - aveva illustrato un prospetto di spese indicando la ripartizione delle varie voci di spesa del partito. La prima voce della tabella, è di 2 milioni e mezzo di euro ed è indicata come «assegni liberi non tracciati». 10 milioni invece in «assegni liberi tracciati». 13 milioni e 580mila in «bonifici in favore della società TTT srl», la società usata da Lusi per acquisire tra l'altro alcuni immobili oggetto poi di sequestro. E 7 milioni e 666mila sono riferibili a spese di attività politica ripartite in 60%-40%, come spiegato agli inquirenti dalla segretaria di Lusi, Francesca Fiore.

Il conto è completato poi da 1 milione e 600mila per «spese in contanti» e 52milioni e 918mila (pari al 59,99%) sotto la voce «altre spese generali». Il tribunale sottolinea che, «escluse le voci di spesa a carattere distrattivo, attribuibili all'azione dei componente dell'associazione a delinquere, sulle rimanenti voci sono in corso ulteriori accertamenti». In precedenza il collegio, presieduto da Renato Laviola, ricordava come oggetto dell'attività di verifiche degli investigatori della Guardia di finanza fossero 23 milioni di euro.

Legale Margherita: Dal Riesame pietra tombale sulla vicenda - «Quella che è stata posta in essere da Luigi Lusi è stata un'attività di gravissimo sistematico saccheggio. Con queste parole, tratte dalla ordinanza con la quale il tribunale della libertà di Roma per la seconda volta nell'arco di pochi giorni, è intervenuta sul caso, si pone una pietra tombale sulla vicenda delle appropriazioni dei fondi da parte del senatore Lusi». Così afferma in una nota il legale della Margherita, l'avvocato Alessandro Diddi.

Il penalista poi aggiunge: «Pare superfluo tornare, ancora, a questo punto, sull'infondatezza dei maldestri tentativi della difesa del senatore Lusi di sviare l'attenzione dalle sue gravissime responsabilità e, soprattutto, sulla necessità della applicazione della misura cautelare - si spiega - Adesso la parola passa agli organi del Senato della Repubblica che, nei prossimi giorni, dovrà decidere se l'iniziativa della magistratura possa essere considerata la giusta cautela che un qualunque cittadino nella situazione del sen LUSI avrebbe subito, ovvero il segno, come sostiene il parlamentare, del fumus persecutionis».

«A tale riguardo, colpisce la considerazione espressa dal Tribunale della Libertà di Roma secondo il quale il LUSI non solo non possedeva la necessaria competenza tecnica per poter intervenire di nascosto sulla contabilità del partito 'al fine di alterarla' ma che è davvero poco verosimile che non abbia adottato la cautela della tenuta di una contabilità parallela indispensabile per chiunque si trovi nelle condizioni di poter o voler tenere una contabilità 'ufficiale' mendace e non attendibile in quanto si tratta di rilievi che, per un qualunque cittadino, sarebbero sufficienti ad aprire le porte del carcere».

«Non meno gravi sono le considerazioni sulle capacità dissimulatorie del Sen. Lusi che il Tribunale del Riesame, ha qualificato come «segni inequivocabili di comportamenti di inquinamento probatorio».