26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Il Governo e le frequenze TV

TV, ira Pdl su asta frequenze. Sospetti su «gioco» Passera

Rabbia di Berlusconi (che giovedì vede Monti). Preoccupa la partita che il ministro Passera starebbe giocando, in proprio anche rispetto a Monti, sul proprio ruolo per il 2013 e sulla costruzione di un rassemblement di centro

ROMA - Paolo Romani è una furia. Al ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda urla praticamente in faccia, senza nemmeno preoccuparsi dei giornalisti che stazionano davanti alla commissione Finanze della Camera. D'altra parte, appena questa mattina in un'intervista al Corriere della sera, aveva sostenuto che l'emendamento del governo al dl fiscale sull'asta delle frequenze avrebbe avuto il voto positivo del Pdl. Ma, «studiato» il testo presentato dall'esecutivo, la posizione del partito è cambiata: «E' diverso da quanto concordato», ha detto l'ex ministro dello Sviluppo economico, puntando il dito contro il suo successore, Corrado Passera, «reo» di aver modificato il testo in corsa previo accordo con il Pd.

Da qui i tentativi di trovare una mediazione sull'emendamento, con i sottosegretari D'Andrea e Vieri Ceriani, che provano a mettersi in contatto con il responsabile del dicastero di via Veneto (che non si riesce a trovare) e dunque con palazzo Chigi, dove la partita viene gestita in triangolazione con Giarda (che poi si sposterà a Montecitorio), Catricalà e lo stesso premier Monti. Mediazione fallita perché ogni volta che si tira la coperta da una parte, l'altra (a seconda del caso Pdl o Pd) ha qualcosa da eccepire. Si tenta di prendere ulteriore tempo, fino a quando il relatore Gianfranco Conte (peraltro pidiellino), colto da una premura che ha irritato molti colleghi di partito, non ha messo l'emendamento in votazione. Risultato: Popolo delle libertà in 'minoranza' e via libera alla norma. Che a questo punto, peraltro, è difficilmente modificabile visto che il decreto deve essere approvato a inizio maggio e deve per giunta tornare al Senato.

Una tegola che si abbatte sul vertice che il presidente del Consiglio Mario Monti presiede questa sera a palazzo Chigi con i segretari dei tre partiti della strana maggioranza e che sarebbe dovuto servire per «chiudere» definitivamente il capitolo ddl lavoro e aprire quello della crescita. Lo stesso Angelino Alfano avrebbe di gran lunga preferito affrontare l'incontro portando le sue proposte sulla riduzione delle tasse (a cominciare dallo stop al nuovo aumento dell'Iva): argomenti certo molto più 'elettorali' del beauty contest. Ma tant'è, il tema di certo peserà. Anche se a ben vedere, ufficialmente, tutta la partita - anche mediaticamente - è stata lasciata nelle mani del solo Paolo Romani. Né il segretario, né i capigruppo del Pdl infatti si sono espressi sull'argomento. Questione di 'competenza territoriale', certo. Ma forse non solo, se è vero che all'interno del partito è scoppiata una vera querelle. Fabrizio Cicchitto, per esempio, è stato sentito mentre si sfogava contro il ruolo avuto da Gianni Letta nel tentativo di mediazione con il suo 'amico' sottosegretario Catricalà.

E Silvio Berlusconi? Riferiscono, e non stupisce, che l'abbia presa molto male. Che non abbia gradito la gestione da parte di Romani. D'altra parte, da quando Fedele Confalonieri aveva avuto una colazione di lavoro con Monti un mesetto fa, il Cavaliere pensava che quella pratica fosse in buone mani. Forse anche di questo l'ex premier parlerà nel pranzo che avrà con il suo successore a palazzo Chigi giovedì: un appuntamento (il terzo dalla «staffetta» alla guida del governo) che era stato fissato già da ieri ma che a questo punto potrebbe assumere un altro significato. Sebbene - assicurano i ben informati - Berlusconi non andrà lì di certo ad alzare barricate. Ma in ballo - secondo i rumors del Transatlantico - c'è di più: a cominciare da una partita che il ministro Passera starebbe giocando, in proprio anche rispetto a Monti, sul proprio ruolo per il 2013 e sulla costruzione di un rassemblement di centro. E questo, dicono i più sospettosi, presuppone sommovimenti che agevolino chi nel Pdl guarda al nuovo contenitore.