26 aprile 2024
Aggiornato 04:30
L'Italia e la recessione

Prodi: L'Italia arretra ancora, i mali sono tanti

L'ex Premier analizza la situazione con «Linkiesta»: Aziende piccole, lungaggini burocratiche. Il confronto di specializzazione produttiva tra Italia e Germania mette i brividi. Il Cardinale Bagnasco: Dobbiamo modificare il nostro modo di pensare

ROMA - «L'Italia arretra. E non solo per la crescita dei Paesi emergenti. Il ridimensionamento del nostro mercato è più forte rispetto a quelli concorrenti, primo fra tutti quello tedesco». Romano Prodi si tiene lontano dalle polemiche politiche di giornata e analizza con Linkiesta, nel dettaglio, cosa fare per cercare di uscire dalle secche.

Aziende piccole e lungaggini burocratiche - «I mali - spiega l'ex premier al giornale online - sono tanti: si annidano innanzitutto nella dimensione delle nostre aziende: piccole e a conduzione familiare. E poi ci sono i ben noti problemi delle lungaggini burocratiche e della incapacità di decidere. Il confronto di specializzazione produttiva tra Italia e Germania mette i brividi: noi abbiamo una sovraspecializzazione solo in settori decisamente fragili».
Prodi chiarisce di attendersi che in questo quadro di politica industriale «anche Fiat, come ogni grande azienda che si rispetti, contribuisca a preparare il nostro futuro».

Bagnasco: Dobbiamo modificare il nostro modo di pensare - «Dando per scontato purtroppo che la crisi non si risolverà né all'improvviso né troppo in fretta, dobbiamo, insieme alle nostre abitudini, modificare il nostro modo di pensare». Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco aprendo il consiglio permanente della Cei. «Solo una generale conversione di mentalità che comporti conseguenze vincolanti - ad esempio, sul fronte del fisco, di un reddito minimo, di un welfare partecipato, di un credito agibile, insomma di un civismo responsabile - può ricreare quel clima di fiducia che oggi sembra diradato o dissolto».