Libia: La Russa, Italia pronta a sostenere la ricostruzione
Il Ministro della Difesa: Siamo pronti a fare ancora la nostra parte. I francesi? A noi non servono sollecitazioni. Zanda (Pd): Ora Berlusconi alle Camere, va definita la posizione dell'Italia
ROMA - Alla fine della missione Unified Protector della Nato, «l'Italia è pronta a fare la sua parte confermando quel ruolo preminente che storia, geografia, cultura, le assegnano nei confronti del Paese amico». E' quanto ha detto al Senato il ministro della Difesa Ignazio La Russa. «Decisivi, da questo punto di vista, saranno ovviamente l'orientamento e le eventuali richieste del nuovo governo libico e le coerenti decisioni degli Organismi Internazionali», ha sottolineato il ministro.
«Terminato il momento del combattere si presenta ora il momento di ricostruire. Ricostruire una statualità, innanzitutto, in un Paese devastato da questi otto mesi di guerra civile, messo in ginocchio dal lacerante contrasto fra le forze lealiste e quelle insorte», ha spiegato La Russa.
L'Italia potrebbe proseguire a garantire assistenza alla popolazione libica attraverso il trasferimento nel nostro paese di feriti bisognosi di cure, senza distinzione tra lealisti e rivoluzionari. «Penso all'attivazione delle articolazioni operative della Difesa, in coordinamento con il Mae, che sono in contatto con le autorità diplomatiche italiane e con quelle libiche, per assicurare il concorso, nei prossimi giorni, per il ricovero di altri feriti provenienti dalla Libia», che saranno prevedibilmente fino a 160, ha precisato il ministro.
«Ho sentito dire da esponenti francesi che loro hanno fatto molto per la Libia e che la Libia ora se ne deve ricordare. Noi non abbiamo bisogno di fare sollecitazioni né al governo né al popolo libico. Sia i responsabili del Cnt sia il popolo conoscono il ruolo determinate avuto dall'Italia». Lo ha detto al Senato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, ricordando «il rapporto non solo di vicinanza geografica ma anche umana e culturale di cui possiamo essere orgogliosi».
Zanda (Pd): Ora Berlusconi alle Camere, va definita la posizione dell'Italia - «I nostri rapporti con la Libia sono un paradigma perfetto del fallimento della politica estera di Berlusconi, tutta esplicitamente basata sulla formula del successo dei suoi rapporti personali con i capi di Stato e di Governo esteri». Lo ha affermato il vicepresidente dei senatori del Pd Luigi Zanda intervenendo nell'Aula del Senato a seguito dell'informativa del ministro della Difesa La Russa sulla Libia.
«Molte volte abbiamo sentito dire a Berlusconi che l'Italia contava politicamente nel mondo per i suoi meriti personali, per il suo personale rapporto di amicizia con gli altri capi di Stato e di Governo. Questo è stato negli ultimi tre anni e mezzo il nostro rapporto con la Libia: un rapporto non tra Paesi ma tra Gheddafi e Berlusconi».
«Le missioni militari internazionali dell'Italia hanno costituito negli ultimi lustri atti molto rilevanti e significativi dell'impegno politico internazionale del nostro Paese. In alcune fasi è persino apparso che gli unici momenti di riconosciuto prestigio internazionale dell'Italia nel tempo del governo Berlusconi, l'unica ragione per la quale la voce dell'Italia negli ultimi tre anni è stata ascoltata nelle relazioni internazionali, siano stati proprio il sacrificio e l'impegno dei nostri militari nelle missioni di pace. Questa impressione è stata chiara con riferimento a tutte le nostre missioni».
«Ecco - ha proseguito Zanda - se dobbiamo azzardare una sintesi politica di questa fase dobbiamo dire che il successo italiano, il nostro prestigio, sono stati legati al lavoro dei nostri militari e non certo alla politica di Berlusconi. C'è stata negli ultimi anni una consistente crescita professionale delle nostre Forze Armate, che ormai possiamo considerare professionalmente una élite della Pubblica Amministrazione del Paese. Questa crescita è dovuta alle missioni. Dobbiamo un grazie sincero ai nostri militari impegnati nelle missioni internazionali di pace».
«Adesso - ha concluso - dobbiamo riflettere sulle prospettive. La visita in Libia di Sarkozy e Cameron e la mancata visita di Berlusconi ci fa interrogare sul futuro dei nostri rapporti anche economici con la Libia. Ci auguriamo di poter svolgere presto in Senato un altro dibattito, questa volta - conclude Zanda - su un'informativa del Presidente del Consiglio che sulla Libia spieghi al Parlamento i suoi comportamenti passati e ci illustri le prospettive per il futuro. Dobbiamo sapere quale sarà il ruolo dell'Italia nella ricostruzione della Libia».
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