19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Udienza preliminare sospesa, si riprende mercoledì

Cosima Serrano conferma l'alibi: sono innocente

La moglie di Michele Misseri ha parlato per mezzora davanti al gup del tribunale di Taranto. Giornalisti identificati dalla polizia municipale

TARANTO - Cosima Serrano, accusata insieme alla figlia Sabrina Misseri dell'omicidio della nipote Sarah Scazzi, ha parlato per circa mezzora nel corso dell'udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Taranto Pompeo Carriere nell'ambito del processo per il delitto avvenuto ad agosto dell'anno scorso ad Avetrana (Taranto). La donna, in carcere dal 26 maggio scorso, ha reso dichiarazioni spontanee nel corso delle quali non ha fatto altro che ribadire la propria innocenza e l'alibi che aveva già fornito più volte agli inquirenti.
Lo ha riferito l'avvocato Franco De Jaco, uno dei legali della donna, uscendo dall'aula nella quale si tiene l'udienza preliminare. La Serrano avrebbe cercato di spiegare il senso dell'intercettazione di un colloquio in carcere tra lei e il marito Michele Misseri, che all'epoca dei fatti era detenuto, in cui la donna aveva detto, con riferimento alla fine di Sarah, che sarebbe stato meglio quel giorno se sulla loro casa fosse caduto un fulmine. Cosima ha spiegato che si riferiva al fatto che, in quel periodo, per il delitto della nipote erano finiti in carcere sia Michele che la figlia Sabrina e i rapporti con il resto della famiglia erano ormai compromessi.

Udienza preliminare sospesa, si riprende mercoledì - E' terminata a Taranto l'udienza preliminare del processo per l'omicidio di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa il 26 agosto 2010 ad Avetrana. Dopo la requisitoria del procuratore aggiunto Pietro Argentino, è stata la volta di Franco De Jaco, uno dei difensori di Cosima Serrano, che ha chiesto il non luogo a procedere. Terminata l'arringa di De Jaco, davanti al gup è comparso l'avvocato Armando Amendolito, difensore di Michele Misseri. Amendolito, uscendo dall'aula, ha detto di aver ribadito al gup che il suo assistito ha fatto tutto da solo. Nel corso dell'udienza, il procuratore aggiunto presso il tribunale di Taranto Pietro Argentino, aveva chiesto la condanna dei tre avvocati che avevano manifestato la volontà di essere giudicati con rito abbreviato.
Il pm ha chiesto la condanna ad un anno di reclusione per Emilia Velletri, ex difensore di Sabrina Misseri, con interdizione dai pubblici uffici e dalla professione per lo stesso periodo. La Velletri è accusata di soppressione di atti veri in relazione ad un verbale di Ivano Russo, testimone dell'inchiesta. Sei mesi, con interdizione dalla professione, per Gianluca Mongelli, accusato di favoreggiamento personale per aver tentato di far cambiare difensore a Michele Misseri, quando l'uomo era ancora in carcere. Un anno, sempre con interdizione dalla professione, per Francesco De Cristofaro, ex legale di Michele Misseri, accusato di infedele patrocinio per aver suggerito, secondo l'accusa, al suo assistito di riferire circostanze che lo avrebbero danneggiato. La sentenza del gup arriverà, per i 13 imputati, il 10 novembre prossimo. L'udienza preliminare è stata aggiornata a mercoledì 26 ottobre.

Giornalisti identificati dalla polizia municipale - E' stato revocato, ma solo in parte, il provvedimento con il quale il presidente del Tribunale di Taranto, Antonio Morelli, aveva disposto da oggi il divieto di accesso nel palazzo di giustizia per giornalisti, fotografi e teleoperatori in coincidenza con l'udienza preliminare per il caso Scazzi. Caduto il divieto per i giornalisti, resta in piedi quello per fotografi e cameraman.
L'ordine dei giornalisti e l'associazione della Stampa di Puglia hanno espresso «sconcerto e preoccupazione» per la decisione del presidente del tribunale di Taranto, definendo «irrituale» anche il comportamento della polizia municipale che ha identificato i giornalisti entrati negli uffici giudiziari. «Se ci sono state violazioni della legge o della privacy - si legge in una nota - vanno perseguite in quanto tali, senza alcuna forma di generalizzazione. Al Palazzo di Giustizia di Taranto, peraltro, si svolgono quotidianamente numerosi altri processi dei quali ai cronisti e ai fotocineoperatori non può essere impedito di dar conto all'opinione pubblica, il cui diritto di essere informata è garantito dalla Costituzione».