29 marzo 2024
Aggiornato 15:30
Annunciata diserzione di tutti i Deputati delle opposizioni

Berlusconi e l'Aula semivuota, è il giorno del «13»

Con Tremonti è gelo. Opposizioni sulll'Aventino, tranne i Radicali. Accuse dai Deputati della maggioranza al presidente Fini, colpevole di non aver bilanciato la Giunta per il regolamento

ROMA - Silvio Berlusconi ha reso le attese dichiarazioni sul futuro e il rilancio del governo in Aula alla Camera. In un'aula semivuota, però, visto l'annunciata diserzione di tutti i deputati delle opposizioni, che non hanno partecipato ai lavori per protesta nei confronti delle mancate dimissioni del premier dopo la debacle della maggioranza sul rendiconto, due giorni fa. Eppure, il Cavaliere non ha dato da intendere di essere infastidito o anche solo toccato dall'assenza di oppositori; si è limitato a una battuta: «Le opposizioni esercitano il loro legittimo diritto-dovere di critica, a volte anche aspro, ma sono frastagliate e divise. Oggi sono addirittura sparite».

Ciò detto, il Premier è andato avanti senza discostarsi dal testo scritto, mentre i suoi, dagli scranni, gli hanno tributato in tutto 13 applausi e due standing ovation. La prima, quando il premier ha decretato che «bisogna battere la politica del pessimismo» e la seconda al termine del discorso. Ma 13, per i cabalisti, è un numero ricorrente, perché ai banchi del governo, mentre Berlusconi parlava, erano seduti 13 ministri e 13 sottosegretari. Ma gli occhi erano, com'è logico, puntati tutti su uno, il titolare dell'Economia, Giulio Tremonti.
Mentre Berlusconi parlava, Tremonti era seduto alla sinistra del leader del Carroccio, Umberto Bossi, a sua volta seduto alla sinistra di Berlusconi. Quindi, tra il premier e il ministro, un solo posto, rimasto per di più libero quasi subito dopo il termine dell'orazione del Cavaliere, visto che Bossi ha preferito uscire mentre in Aula si succedevano gli interventi dei deputati. Tremonti, però, dopo essersi alzato per salutare il Senatur, è rimasto seduto al suo posto. Tra lui e Berlusconi, c'erano solo aria e una sedia vuota, e il ministro era per di più seduto di tre quarti, quasi proteso verso il Premier. Berlusconi, però, non ha fatto alcun cenno nei confronti del «suo» Ministro e non ha mai ha rivolto il viso verso di lui, tanto che il titolare di via XX settembre, dopo un po', si è alzato ed è uscito a sua volta, senza salutare il capo del Governo.

Per il resto, l'Aula ha offerto ben pochi spunti. All'inizio si era sparsa la voce dell'assenza del Responsabile Domenico Scilipoti, ma poi questi ha parlato in Aula ribadendo la fiducia al governo. Allarme rientrato quando l'ex dipietrista è intervenuto in appoggio al governo. Poi, accuse dai deputati della maggioranza al presidente della Camera, colpevole di non aver bilanciato la Giunta per il regolamento, dove la maggioranza, dopo la creazione del gruppo di Fli, si trova in minoranza. Pronta la replica del presidente della Camera: » Secondo Fini, infatti, è stato il gruppo Misto ad indicare, al momento del rimpasto della Giunta, come proprio componente Linda Lanzillotta, esponente di Alleanza per l'Italia . «Tutti i gruppi - ha spiegato Fini in Aula - sono quindi rappresentati. I gruppi di Pdl e Pd sono stati entrambi ridimensionati».

Infine, i Radicali: i deputati, eletti nel Pd, sono infatti rimasti per tutta la mattina in Aula, nonostante la decisione del loro gruppo di non partecipare ai lavori. «Siamo rimasti - ha detto Rita Bernardini - non per votare la fiducia al governo, ma per rispetto delle istituzioni». Primo applauso dalla maggioranza. «Siamo rimasti - ha insistito - perchè i Radicali sono sempre rimasti in Aula, anche quando, negli anni '70, parlava Almirante e tutti uscivano». Secondo applauso, ancora più forte. Fine dei lavori: la fiducia verrà votata domani alle 12,30, con dichiarazioni di voto dalle 11, ma l'opposizione, come detto, non parlerà. I Radicali, invece, sì.