29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Sfuma la possibilità di un accordo tra maggioranza e Terzo Polo

Ddl intercettazioni, ok a nuova stretta Pdl. La Bongiorno lascia

«Non farò io la relatrice». Relatore d'ora in poi sarà Enrico Costa. Dietrofront sulla norma ammazza-blog

ROMA - Sfuma la possibilità di un accordo tra maggioranza e Terzo Polo sul ddl intercettazioni: Pdl e governo tirano dritto sulla stretta alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche e Giulia Bongiorno lascia l'incarico di relatrice del testo che, l'anno scorso, quando ancora faceva parte del Pdl, aveva contribuito a mettere a punto in accordo con l'allora guardasigilli Angelino Alfano. «Quell'accordo è stato violato», spiega la presidente della commissione Giustizia di Montecitorio. «Il testo è cambiato e io non mi ci riconosco più».

Relatore d'ora in poi sarà Enrico Costa - indicato dalla stessa Bongiorno e approvato a maggioranza in Commissione - autore del contestatissimo emendamento del Pdl che vieta la pubblicazione «anche parziale, per riassunto o per contenuto» delle intercettazioni fino all'udienza filtro (l'udienza cioè che stabilisce quali conversazioni sono rilevanti e quali no) e delle «richieste e delle ordinanze emesse in materia di misure cautelari». Una norma «inaccettabile» per il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, «un forte arretramento». «Un de profundis per il diritto di cronaca che lede gravemente i principi di completezza, tempestività e trasparenza dell'informazione», secondo la democratica Donatella Ferranti. Una norma che chiude la possibilità di un confronto con il terzo polo: «C'è una compressione inaccettabile del diritto di cronaca e non ci sono le condizioni per un nostro voto diverso dal no al ddl», spiega l'Udc Roberto Rao. Mentre Bongiorno rileva che «improvvisamente tutti quelli che avevano detto sì all'accordo» tra lei e Alfano secondo cui le intercettazioni fino all'udienza filtro sono pubblicabili sempre nel contenuto «hanno deciso di fare una brusca virata, il testo si è bloccato, non si è più votato, improvvisamente oggi viene stravolto. Io credo che se ogni tanto, anziché dire sempre sì al premier, gli si spiega il valore di un accordo, oggi avrebbero avuto il nostro sì, si sarebbe votato un testo condiviso».