27 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Le rivelazioni di Wikileaks

Wikileaks, gli USA: «In Italia Magistratura ad orologeria»

Tra i quasi 300mila cablogrammi pubblicati oggi c'è un rapporto dell'ex numero 2 dell'ambasciata Usa a Roma in occasione della bocciatura del lodo Alfano nel 2009. Berlusconi «indebolito» dai processi, ma il Pd è «disorganizzato»

ROMA - Fra i quasi tremila cablogrammi pubblicati oggi da Wikileaks riguardanti l'Italia, ce n'è uno che risale all'8 ottobre 2009 sulla bocciatura del lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale e i difficili equilibri fra i poteri dello Stato. A firmare il rapporto diretto agli alti funzionari di Washington è l'ex numero 2 dell'ambasciata americana a Roma, Elizabeth L. Dibble che arriva a sollevare dubbi sulle possibili motivazioni politiche dei tempi d'azione di certi magistrati italiani e descrive il Pd come un partito «disorganizzato» protagonista di un'opposizione inefficace.
«Difendersi dai numerosi processi - premette Dibble - potrebbe diventare una distrazione significativa» per il premier Silvio Berlusconi dall'attività di governo. «Per evitare che il presidente del Consiglio venga condannato in alcuni casi - riferisce la diplomatica al Dipartimento di Stato - gli avvocati di Berlusconi fanno una vera e propria corsa contro il tempo perché i reati cadano in prescrizione».
«In un caso - prosegue - il parlamento controllato da Berlusconi ha ridotto i tempi di prescrizione per la categoria di reati di cui era accusato il premier». Nonostante ciò, osserva Dibble «la magistratura italiana, altamente indipendente, era ai tempi della Guerra Fredda un covo tradizionale di esponenti del partito comunista».

Tremila i documenti pubblicati sulle vicende italiane - «Oltretutto la tempistica delle azioni giudiziarie, comprese quelle contro alcuni esponenti del centrosinistra, sembra spesso dettata da motivi politici» secondo la diplomatica Usa, che cita in particolare la sentenza del Tribunale di Milano contro Fininvest per il risarcimento a Cir del danno patrimoniale quantificato in 750 milioni di euro, causato dalla corruzione giudiziaria nella vicenda del 'lodo Mondadori'.
Da tutte queste vicende, Dibble trae comunque la conclusione che Berlusconi è un uomo «indebolito ma non sconfitto» perché «detiene una solida maggioranza in entrambe le camere del parlamento ed è ancora popolare con la sua base politica» ma soprattutto perché «l'opposizione del Partito Democratico è disorganizzata, e la coalizione dei dissidenti non è abbastanza forte». Sono quasi tremila (sul totale di 251.287) i documenti provenienti dalle sedi diplomatiche statunitensi in Italia e resi pubblici oggi da Wikileaks. I cablogrammi risalgono a un periodo che va dal 25 agosto 1988 al 26 febbraio 2010.

Gli USA contrari alla diminuzione del contingente italiano in Libano - Nell'ottobre del 2009 il Dipartimento di Stato americano, preoccupato per una possibile diminuzione del contingente italiano che partecipa alla missione Unifil, chiese all'Ambasciata a Roma di fare pressioni sul governo italiano perché non riducesse la propria presenza militare in Libano.
«Ribadite il messaggio del presidente (Barack) Obama che siano grati per il contributi italiano a Unifil, che ha segnato il ritorno dell'Ue nelle missioni di peacekeeping; elogiate il comando del generale (Claudio) Graziano, i suoi sforzi di rispettare il mandato e la sua gestione delle relazioni militari israelo-libanesi», continua il cablogramma, che nota come sia Beirut che lo Stato ebraico avessero chiesto una proroga di almeno sei mesi del comando italiano.
«Consideriamo i 2.300 effettivi italiani come la spina dorsale dell'Unifil: sono fra i meglio addestrati e più efficaci della forza; la presenza di alto profilo dell'Italia tranquillizza gli israeliani e aiuta a prevenire provocazioni da parte di Hezbollah e altri gruppi armati», continua il dispaccio che chiede all'Ambasciata di «riconoscere l'altrettanto importante contributo e il sacrificio delle truppe italiane in Afghanistan, ma di non tagliare una missione per rafforzare l'altra». Il documento sottolinea a questo proposito come la priorità statunitense sia la missione afgana, ma spera che Roma riesca a rispettare entrambi gli impegni militari.
Quanto ai motivi del ritiro (stimato in circa mille effettivi su 2.300), il cablogramma cita i problemi al bilancio della Difesa e il relativo disinteresse del governo Berlusconi, che «ha a lungo considerato l'Unifil come un progetto del precedente esecutivo Prodi».