20 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Meeting di Rimini

Napolitano: «Calcoli e scontri sono diventati insostenibili»

Il Presidente della Repubblica chiede una svolta per rilanciare crescita e riaccendere il motore «desiderio». Marchionne: «Del discorso di Napolitano non avrei cambiato una virgola»

RIMINI - Superare le divisioni, i calcoli e gli scontri tra un polo e un altro, perché sono «insostenibili». Riscoprire quel «grande sforzo collettivo» che nel dopoguerra ha consentito la ricostruzione dell'Italia. Abbattere l'«impermeabilità della politica» e promuovere «il dialogo e il disgelo» per risvegliare il «desiderio» negli italiani che insieme possono collaborare per fare crescere ancora il Paese. Quello che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato al popolo di Comunione e liberazione - e a tutti gli italiani - al Meeting che ha preso il via oggi a Rimini, è un messaggio di rimprovero alla classe politica, di destra e di sinistra, ma anche di incoraggiamento e di orgoglio. E così è stato accolto dalle migliaia di persone che lo hanno applaudito a più riprese, anche per suggellare il momento «storico», dovuto alla presenza di un capo dello stato alla kermesse di fine estate.

Crisi economica e dei mercati finanziari a parte, tanti i temi, secondo Napolitano, da troppo tempo «trascurati» in Italia: «E' in aumento la diseguaglianza nella distribuzione del reddito» così come «il tasso di povertà», mentre il «divario tra Nord e Sud» è ancora troppo evidente. «L'Italia - ha detto il presidente - è chiamata a recuperare affidabilità non solo sul piano dei suoi conti pubblici» ma anche «sul piano della sua capacità di tornare a crescere più intensamente». Per questo «è importante che l'Italia riesca ad avere più voce, in termini propositivi e assertivi, nel concerto europeo, che da un lato appare troppo condizionato da iniziative unilaterali, di singoli governi, fuori dalle sedi collegiali e dal metodo comunitario; dall'altro troppo esitante sulla via di un'integrazione responsabile e solidale, lungo la quale concorre anche alla ridefinizione di una governance globale, le cui regole valgono a temperare le reazioni dei mercati finanziari».

Due giovani di Cl, hanno rivolto alcune domande al presidente, in particolare sul tema delle riforme da realizzarsi «su basi largamente condivise». «La mia risposta - ha detto il capo dello Stato - è che la forza delle cose e la drammaticità delle sfide del nostro tempo» possono «rappresentare la molla che spinga verso un grande sforzo collettivo come quello da cui scaturì la ricostruzione democratica, politica, morale e materiale del nostro Paese dopo la Liberazione dal nazifascismo». «Non credo - ha aggiunto - a una impermeabilità della politica che possa durare ancora a lungo, sotto l'incalzare degli eventi, delle sollecitazioni che crescono all'interno e vengono dall'esterno del Paese. Il prezzo che si paga per il prevalere nella sfera politica di calcoli di parte e di logiche di scontro sta diventando insostenibile. Una cosa è credere nella democrazia dell'alternanza; un'altra cosa è lasciarla degenerare in modo sterile e dirompente dal punto di vista del comune interesse nazionale». Va quindi «valorizzato ogni sforzo di disgelo e di dialogo» sull'esempio delle iniziative dell'intergruppo parlamentare che ha promosso l'appuntamento con Napolitano al Meeting, con la presenza del vicepresidente della Camera Mario Lupi e del vicesegretario del Partito democratico Enrico Letta. Apprezzamenti al messaggio del capo dello Stato anche dai rappresentanti del mondo economico presenti in sala, dall'ad di Fiat e Chrysler Sergio Marchionne a quello di Trenitalia Mauro Moretti, dal Ceo di Intesa Sanpaolo Corrado Passera all'ad di Enel Fulvio Conti.

Marchionne: «Del discorso di Napolitano non avrei cambiato una virgola» - «Napolitano - ha commentato Marchionne, che è tornato a sorpresa al Meeting dopo un anno, pur non essendo in programma un suo intervento - è un punto di riferimento in questo momento molto difficile: del suo discorso non avrei cambiato una virgola». Di tutti i temi, quello della ripresa è il più urgente: «E' una cosa che devono gestire i politici - ha aggiunto l'ad - non è il mio mestiere ma la cosa importante è riacquistare credibilità a livello internazionale per finanziare il debito. Questo è il problema immediato perché se non lo facciamo i mercati finanziari non crederanno nell'Italia. Questo è il momento di essere tutti italiani e non uomini di partito».