20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Sovraffolamento carceri

Sappe: Inopportuna la visita del Ministro Palma

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: «Per ripulire Regina Coeli soppressi ferie e riposi»

ROMA - E' decisamente inopportuna, il giorno di ferragosto, la visita programmata del Ministro della Giustizia Palma presso il carcere romano di Regina Coeli. A dichiararlo sono Donato Capece e Giovanni Passaro, rispettivamente Segretario Generale e Segretario Provinciale di Roma del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe (il più rappresentativo della Categoria con oltre 12mila iscritti), che segnalano come a causa della visita del Ministro è stato richiamato in servizio il personale di polizia penitenziaria, sopprimendo giorni di ferie e riposi settimanali.

«E' prassi consolidata la visita di autorità durante i giorni festivi, che comportano notevole dispendio di risorse economiche e di poliziotti penitenziari. Infatti, per la conferenza stampa dell'onorevole Ministro il carcere «perenne cantiere vivente» ha subito pulizie straordinarie, è stato ornato con piante e tappeti. Il tutto, con dispendio di svariate ore di lavoro straorinario, che chissà quando saranno retribuite a causa degli scarsi fondi. E poi, ci si lamenta dello sperpero di risorse della Pubblica Amministrazione» afferma una nota.

Prosegue la nota: «sarebbe stato responsabile visitare la struttura penitenziaria senza alcun preavviso, in modo tale da prendere coscienza della criticità ed emergenza delle carceri, dove si ha un rapporto 1/200 agenti/detenuti e le garanzie poste dalla Costituzione sono calpestate. Per queste ragioni la Segreteria Generale e quella Provinciale di Roma del Sappe sollecitano le più alte Autorità dello Stato ad un immediato intervento in materia penitenziaria. A titolo di esempio, per deflazionare la presenza dei detenuti nelle carceri e orientare la pena sul principio della rieducazione, si potrebbe ricorrere all'obbligo del lavoro di pubblica utilità, attualmente facoltativo per le sanzioni di competenza del Giudice di Pace, sotto il controllo del Corpo di polizia penitenziaria».

«Perché anche la gente sappia» concludono Capece e Passaro «in quali precarie condizioni di lavoro quotidianamente si confrontano le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, per altro sotto organico in una struttura fatiscente».