Di Pietro: Italia sotto tutela UE, Berlusconi si dimetta
Cicchitto: «Prima o poi dovremo fare i conti con il quadro euro». Bossi: «Lunedì Tremonti da me, presenterò idea per imprese». Storace al Premier: «Recuperare consenso ceti più deboli»
ROMA - «L'Italia, in questo momento, è sotto tutela dell'Unione Europea e un Paese sotto tutela non è libero e democratico e, soprattutto, non è in grado di dare credibilità alle istituzioni. Per questo motivo, dobbiamo liberarci innanzitutto dei lacci e lacciuoli del governo Berlusconi e l'unica strada è rappresentata dalle dimissioni del presidente del Consiglio». Lo ha affermato il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ai microfoni di SkyTg24.
Cicchitto: Prima o poi dovremo fare conti con quadro euro - Sulla crisi economica e finanziaria, Fabrizio Cicchitto si augura «di passare questa fase», ma pensa «che prima o poi dovremo fare i conti con al situazione dell'euro che presenta troppe contraddizioni». In particolare, nota il capogruppo Pdl alla Camera in un'intervista al Giornale, «la Germania per molti aspetti gioca solo per se stessa e condiziona la Bce». Ma la crisi non va considerata un problema unicamente del governo, osserva Cicchitto, «il problema riguarda tutti: Usa ed Europa. Dopo il crollo del comunismo c'è una delle crisi più gravi del capitalismo. Solo la faziosità provinciale di Bersani e le perversioni di De Benedetti possono dire che la colpa di tutto è di Berlusconi e che l'unica via di uscita è la sua caduta».
Quanto alle opposizioni, «possono fare come stanno facendo tutte le opposizioni nel mondo occidentale, cioè confrontarsi sul merito e collaborare con il governo, oppure continuare in un irrazionale scontro frontale». Ma l'atteggiamento di Bersani per Cicchitto è «irresponsabilità pura la sua: cosa succederebbe con questa speculazione se cadesse il governo?». Il confronto con Casini invece prosegue: «sì, ha messo esplicitamente da parte l'antiberlusconismo e alcuni temi, come quello della commissione per la crescita, vanno presi in seria considerazione».
Bossi: Lunedì Tremonti da me, presenterò un'idea per le imprese - Umberto Bossi incontrerà lunedì nella sua abitazione di Gemonio il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, per discutere di una proposta della Lega per aiutare le imprese italiane ad uscire dalla crisi. Ad annunciarlo lo stesso Bossi, parlando a una festa della Lega a Pontida. «Lunedì - ha dichiarato Bossi durante il suo intervento - viene Tremonti a casa mia, la Lega ha una bella idea per salvare le nostre imprese prima che sia troppo tardi». Un'iniziativa che ha colto di sorpresa il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli, presente a Pontida. «Non ne sapevo nulla, se mi convoca ci sarò», ha dichiarato Castelli, secondo il quale all'incontro potrebbe partecipare anche il ministro Roberto Calderoli. Sul contenuto della proposta, invece, il Senatur non si è voluto sbilanciare limitandosi a dire che sarà «semplice» e che ne parlerà con il ministro dell'Economia «in giardino, perchè Tremonti non è un uomo di poltrone». Nel suo intervento il leader della Lega è poi tornato sulla decisione del governo di anticipare di un anno il pareggio di bilancio, sottolineando che «era necessario farlo per fare in modo che la Bce ci compri i titoli di stato».
L'America ha pagato la globalizzazione con taglio rating Il Senatur ha quindi commentato la decisione di S&P's di tagliare il rating sul debito degli Stati Uniti sottolineando che «la cambiale di Faust è arrivata all'incasso, l'America ha pagato la globalizzazione ed è saltata per aria: tanti anni fa eravamo solo in due, io e Tremonti, a dire che la globalizzazione era un pericolo». Secondo il ministro delle Riforme, infatti, «la globalizzazione ha portato la finanza al potere al posto della politica, poi però quando è scoppiata la crisi, la finanza ha chiesto alla politica di salvare le banche». «Adesso - ha continuato il Senatur - bisogna dare agli stati, alla politica e alla democrazia più potere, perchè la finanza se fallisce non risponde a nessuno e fa solo grandi casini, dunque meglio la politica che risponde al popolo». Altro responsabile della crisi, secondo Bossi, è l'euro la cui adozione da parte dell'Italia è stato un «errore storico» in quanto «moneta forte in uno stato debole». O meglio, ha precisato il Senatur, «forse noi al nord, in Padania, potremmo anche farcela con un moneta forte, ma il sud non ce la farebbe e rischierebbe di fallire».
Come è accaduto «all'Irlanda che faceva le padelle e alla Grecia che non faceva un cazzo come il nostro Sud».
Crosetto: Patrimoniale? Meglio obbligo di acquisto BTP - Non una classica patrimoniale, ma un 'obbligo di solidarietà' che imponga ai cittadini l'acquisto di Btp. L'idea è del sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, che in un'intervista a La Stampa si dichiara «pregiudizialmente contrario alla patrimoniale» ma osserva che «però può diventare necessario chiedere un contributo a chi ha patrimoni o rendite. Anzichè una tassa, proporrei l'obbligo di sottoscrivere dei titoli pubblici».
«Per non deprimere i consumi, la prima misura da adottare è la vendita del patrimonio mobiliare e immobiliare italiano, e non sarebbe male legare la vendita all'acquisto di titoli di Stato», lancia Corsetto, prevedendo che «la caparra o il pagamento siano in Bot o Cct».
Capezzone: da Bersani e Di Pietro penosi comizi - Mentre in tutto il mondo, quasi senza eccezioni, maggioranze e opposizioni si confrontano con ragionevolezza, consapevoli della delicatezza della situazione di ogni singolo Paese, solo in Italia Bersani e Di Pietro si abbandonano a penosi comizi, che avranno l'unico effetto di isolarli politicamente e di mostrare la loro inaffidabilità. Lo dichiara Daniele Capezzone, portavoce Pdl.
Rotondi: La bussola del Governo è confronto con UE e opposizioni - «La bussola del governo sarà il concerto coi governi europei e il massimo di condivisione con l'opposizione e le parti sociali». Lo ha dichiarato il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi sulla crisi economica e finanziaria.
Storace a Berlusconi: Recuperare il consenso dei ceti più deboli - Il segretario nazionale de La Destra, Francesco Storace, ha incontrato ieri Berlusconi a Palazzo Grazioli e ha trovato «un leader preoccupato, ma anche determinato ad agire per l'Italia, pur nella consapevolezza che le difficoltà del momento sono planetarie». Lo scrive l'ex governatore del Lazio nel suo blog, informando di aver detto al presidente del Consiglio «che bisogna recuperare consenso verso i ceti sociali più deboli, quelli che rischiano di più ad ogni manovra». Per Storace una misura può essere l'applicazione del mutuo sociale, dopo il piano casa approvato dalla giunta Polverini.
Tosi: Berlusconi ha sottovalutato l'allarme - Silvio Berlusconi ha sottovalutato l'allarme per la situazione economica e «ora bisogna fare sul serio e smetterla di pescare dove si è sempre pescato. Bisogna tagliare davvero dove serve». Lo dichiara il sindaco di Verona, Flavio Tosi, intervistato dal Messaggero. «Non è che dalla sera alla mattina i mercati di mezzo mondo si mettono a giocare contro l'Italia. Francamente Berlusconi ha sottovalutato la cosa.
Diciamo la verità, l'idea di presentare a luglio una manovra imponente ma che si scaricava di fatto sull'esecutivo che uscirà dalle prossime elezioni aveva una sua logica elettorale, ma non è stata una scelta brillante», afferma il primo cittadino leghista.
Tosi esorta il presidente del Consiglio al confronto con la Lega sugli interventi da mettere in campo. «Se bisogna tagliare sul serio bisognerà toccare anche molti interessi», argomenta, «parte del Pdl è sensibile a questi interessi e pertanto ne nasceranno serie fibrillazioni». In tale contesto «non penso sia assurdo ipotizzare forme di coesione politica piu' larga sulla manovra con il Pd o larga parte del Pd», aggiunge Tosi.
Brunetta: Pareggio nel 2013 ma bisogna partire subito - «Questa crisi rappresenta per tutti noi un'occasione cruciale per decretare una svolta cruciale dopo i tre anni di sudore, lacrime e sangue»: ne è convinto il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, che in un'intervista a Il Sole 24 ore propone misure per arrivare al «close to balance nel 2013 senza deprimere l'economia », somministrando una doppia cura: «antibiotici e vitamine». Quanto al vincolo del pareggio da inserire nella Costituzione, questo «ridisegnerà il panorama politico italiano: da una parte staranno le forze per il rigore, lo sviluppo e la crescita. Dall' altra chi punta alla stagnazione e al lassismo».
La prima medicina d'urto per l'economia, secondo il ministro, è l'azzeramento del fabbisogno. «Confidiamo di riuscire a intervenire su alcune voci di spesa e di avere buone entrate nella seconda parte dell'anno. Il nostro obiettivo primario è riuscire a ridurre il rapporto deficit-Pil già quest'anno abbassandolo al 3,3% rispetto a un tendenziale di 3,9%«», dice Brunetta, prospettando una «progressione» con deficit/Pil all'1,5% l'anno prossimo «per poi arrivare al close to balance nel 2013 con un deficit/Pil allo 0,2-0,3%». L'obiettivo per il Pil 2011 resta un +1,11: «credo che quest'anno si possa fare», afferma il ministro. Quanto alle 'vitamine', «arriveranno con l'attuazione in tempi certi e controllati insieme con le parti sociali delle 27 misure per la crescita contenute nel decreto sviluppo di maggio e nella manovra correttiva di luglio. A quelle misure si aggiungeranno poi i punti condivisi del documento unitario presentato dalla parti sociali giovedì».
E' necessaria in tempi brevi una razionalizzazione «della spesa delle province e le funzioni dei comuni minori come previsto nei decreti attuativi del federalismo fiscale», argomenta il responsabile della Funzione Pubblica, che promette «semplificazioni dopo le ultimissime varate in materia di norme ambientali, antincendi e sulla privacy nelle aziende. E ancora: il fisco di vantaggio e la realizzazione su un'agenda ferrea degli investimenti varati dal Cipe».
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