26 aprile 2024
Aggiornato 06:00
La crisi libica

Gruppo di contatto in Turchia: L'Italia proporrà negoziato ONU

Il Ministro Frattini boccia l'azione unilaterale di Parigi, e punta su ruolo di Khatib: «Fortificare ruolo ONU e rafforzare status Cnt»

ISTANBUL - Confermare il pieno sostegno al Consiglio nazionale provvisorio di Bengasi; ribadire la necessità di un cambio al vertice in Libia, con l'uscita di scena di Muammar Gheddafi; promuovere l'apertura di un tavolo negoziale che sfoci in un processo politico e che abbia come suo fine ultimo l'organizzazione di elezioni libere e democratiche. Con questi obiettivi si riunisce oggi a Istanbul il Gruppo di contatto sulla Libia. Per l'Italia, come nelle precedenti tre occasioni, ci sarà il ministro degli Esteri Franco Frattini, che presenterà alcune proposte chiave, tra cui «un piano politico» che abbia il suo fulcro in «una proposta di negoziato». «L'Italia», ha spiegato ieri il titolare della Farnesina, «lavorerà in particolare affinché si autorizzi l'inviato dell'Onu al Khatib a formulare un'offerta di negoziato che preveda un rapido cessate il fuoco, l'individuazione certa degli interlocutori, la creazione di un governo pan-libico in vista di elezioni democratiche».

L'incontro in Turchia, tuttavia, non nasce sotto i migliori auspici. A quattro mesi dall'inizio delle operazioni militari della Nato, infatti, è ormai chiaro che la missione dell'Alleanza atlantica non ha sortito gli effetti sperati. Il colonnello è ancora a Tripoli e non ha alcuna intenzione di lasciare il potere. Le bombe della Nato lo hanno indebolito, ma non sono state sufficienti. E se è vero che «Gheddafi non è un obiettivo», allora bisognerà percorrere una strada alternativa. Non è un caso che, tra gli alleati e lo stesso Cnt, sta cominciando a fare breccia la tesi che una soluzione politica sarà possibile solo venendo a patti con il rais. Che non è certamente l'idea originaria della comunità internazionale - la cui missione in origine sarebbe dovuta durare «giorni, al massimo qualche settimana» - né tantomeno dei ribelli di Bengasi, sfiniti da una battaglia condotta con poche armi e scarsissime risorse.

A tutto ciò si aggiunge un certo nervosismo tra alcuni degli stati impegnati nel tentativo di trovare una soluzione alla crisi libica. L'iniziativa unilaterale della Francia (smentita da Parigi), che avrebbe promosso contatti diretti tra le parti in conflitto, non è piaciuta a Frattini, da sempre fautore di una soluzione condivisa e interna alle grandi organizzazioni internazionali coinvolte, in particolare l'Onu. Se la Francia ha promosso contatti segreti, attraverso il coinvolgimento del suo governo, «ha sbagliato e l'Italia non la seguirà: lo dirò a Istanbul», ha spiegato il ministro. «Se ci fosse un contatto francese sarei contrario a prescindere, se si trattasse invece di una proposta di negoziato delle Nazioni Unite, su richiesta degli stessi libici, allora sarei a favore», ha commentato il titolare della Farnesina.

Sull'argomento avranno modo di dire la loro anche il capo della diplomazia di Washington Hillary Clinton e il ministro degli Esteri britannico, William Hague, entrambi presenti in Turchia. Non sarà così, invece, per la Russia, che ha declinato l'invito, confermando la sua distanza dal resto della comunità internazionale. Non è un mistero, infatti, che Mosca, così come Pechino, non approvi la missione Nato in Libia, considerata a tutti gli effetti come un'ingerenza.

Di certo c'è che Frattini sosterrà la sua tesi davanti all'omologo francese Alain Juppé, e dirà che bisogna «intensificare la pressione sul regime di Gheddafi», «fortificare il ruolo dell'inviato speciale del segretario generale dell'Onu al Khatib» e «rafforzare lo status del Cnt». Magari rivolgendo un occhio anche «al giorno dopo», alla Libia «post Gheddafi», mettendo in preventivo «un'attività di medio e lungo periodo per la creazione di un nuovo Stato, il consolidamento istituzionale, il controllo delle frontiere, la formazione dei giovani libici», attività per le quali l'Italia continua a ritenersi «un partner privilegiato». Nonostante la notizia di oggi: Gheddafi, che minaccia di radere al suolo Tripoli usando missili terra-terra, ha deciso di tagliare definitivamente la cooperazione con l'Italia nel settore petrolifero.
«Con l'Eni abbiamo chiuso per sempre, non vi sarà più alcun partenariato e in futuro l'Italia non avrà parte alcuna nei contratti petroliferi libici», ha dichiarato il premier libico Baghdadi Mahmoudi, secondo il quale l'Italia avrebbe violato il Trattato di amicizia firmato tre anni fa con la Libia. Ma nel futuro della Libia potrebbe non esserci spazio per Mahmoudi. E neppure per Gheddafi.

La riunione del gruppo di contatto inizierà alle 10.30 (ora italiana), in un palazzo sul Bosforo, e terminerà nel pomeriggio. Seguirà una conferenza stampa, prevista per le 16.45.