A Lampedusa iniziano gli imbarchi, scontri a Manduria
Berlusconi: «Tutto sotto controllo». Tunisi gela Roma: «Nessun accordo»
ROMA - Sono iniziati gli imbarchi sulle navi dei migranti per sfollare l'isola di Lampedusa, al termine di una giornata di tensione e caos al porto siciliano. A causa del mare grosso, infatti, gli imbarchi degli immigrati sono stati molto lenti e, tra i tunisini esasperati dalla lunga attesa e dall'incertezza del reale imbarco, è esplosa la rabbia. Una roulotte è stata data alle fiamme e un giovane è stato fermato. I migranti hanno anche dato vita a uno sciopero della fame, poi revocato.
«TUTTO SOTTO CONTROLLO» - Il premier Berlusconi, nel comunicare l'avvio degli imbarchi, ha assicurato che «tutto è sotto controllo» e «che non ci sono problemi di approvvigionamenti di acqua e cibo». Ed ha sottolineato che al massimo domani potremmo avere Lampedusa ridata completamente ai suoi cittadini». Ma sull'ottimismo di Berlusconi è arrivata calata una secchiata di acqua gelata da Tunisi, dove il Premier e il ministro Maroni hanno annunciato recarsi per chiudere le intese di cooperazione e amicizia che avrebbero facilitato i rimpatri dei tunisini. Ma a poco più di 24 ore dall'arrivo di Berlusconi, il ministro degli Esteri ha voluto pubblicamente «smentire» con una nota ufficiale che «un'intesa sia stata già raggiunta e sottoscritta, come erroneamente riferito dagli organi di informazione» la scorsa settimana, in occasione della prima missione a Tunisi di Frattini e Maroni.
SCONTRI A MANDURIA - Tornando in Italia, la tensione è alle stelle in Puglia, nella tendopoli di Manduria, dove, nei giorni scorsi sono stati trasferiti i migranti sbarcati sull'isola siciliana. Un tunisino ha tentato di darsi fuoco, è stato soccorso e portato in ospedale ma non è grave. E nello stesso campo, a causa della penuria di cibo, c'è stato anche uno scontro tra immigrati e forze dell'ordine. In serata, diversi profughi hanno divelto le recinzioni nel tentativo di darsi alla fuga.
BAGNASCO - Sulla questione è intervenuto anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco: «L'Europa è in debito verso l'Africa pertanto è necessario che questo debito venga soddisfatto nel modo migliore, nel modo più efficace possibile e quindi che l'Italia non sia lasciata sola rispetto a questa emergenza, che non è dell'Italia, è di tutta l'Europa, rispetto a queste popolazioni che chiedono la sicurezza di un domani».
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