18 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Crisi libica

Pd su scia Onu-Napolitano, col timore che il Governo si sfili

Domani coordinamento del centrosinistra per fissare la linea. Malumori Ppi e sinistra

ROMA - L'Onu e Giorgio Napolitano: sono queste le due 'stelle polari' che il Pd segue in questo momento sulla crisi libica. Il segretario del partito Pier Luigi Bersani ha fissato per domani la riunione del coordinamento del partito, l'organo che comprende tutti i 'big' democratici, per fissare la linea in vista di un dibattito che viene visto con qualche apprensione. Il punto, questa volta, non sono tanto i malumori di alcuni parlamentari, che pure ci sono e verranno allo scoperto al momento del voto (Enrico Gasbarra, Paolo Nerozzi, Lucio D'Ubaldo tra gli altri), quanto il rischio di ritrovarsi ad essere 'più realisti del re', ovvero di schierarsi a favore dell'intervento armato mentre il Governo cerca di sfilarsi. Non a caso fino a questo momento non esiste ancora un testo della risoluzione del Pd. Non solo perché il Governo potrebbe cercare la convergenza su di tutte le forze su un unico testo, cosa finora non avvenuta, ma perché, come spiega appunto un dirigente Pd, si aspetta di capire quale sarà la mediazione tra Pdl e Lega.

PROSPETTIVA - Peraltro, in ogni caso, il Pd ha tutto l'interesse ad enfatizzare la diversità di posizioni nella maggioranza e, quindi, a presentare un proprio documento sottolineando al tempo stesso le concessioni che Berlusconi dovrà fare a Bossi nella risoluzione comune Pdl-Lega. Bersani, insomma, domattina farà il punto con i vari Massimo D'Alema, Walter Veltroni, Giuseppe Fioroni (anche lui molto perplesso sulle operazioni, anche se il suo voto finale non è in discussione), Franco Marini, Dario Franceschini e via dicendo. Anche se sulla linea ci atteniamo alla risoluzione Onu e alle parole di Giorgio Napolitano nessuno in questo momento ha dubbi. Semmai, come avvertiva Fioroni, il problema è in prospettiva: cosa fare se la situazione si complica? «Io mi preoccupo del dopo», spiegava Fioroni in Transatlantico. Vale a dire del dopoguerra, che potrebbe anche vedere uno scenario 'somalo', con la Libia divisa. E nel frattempo, aggiungeva il capogruppo in commissione Esteri alla Camera Francesco Tempestini, «il problema sarà che una volta imposta la 'no-fly zone', tra due o tre giorni, non ci saranno le condizioni politiche per altri interventi. E rischiamo di ritrovarci in uno stallo: sorvoleremo la Libia, senza in realtà fare nulla, senza sparare un colpo».