16 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Il Ministro della Difesa esclude l’utilizzo delle basi per azioni militari

La Russa: il trattato con la Libia sospeso in attesa di essere rilanciato

Ma Frattini è più possibilista: «In caso di “no fly zone” non potremo dire di no»

ROMA - Capisco cosa intende dire Roberto Maroni ma Libia e Afghanistan non sono comparabili». E' quanto ha spiegato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, in un'intervista al Mattino, confermando «ampia disponibilità all'utilizzo delle basi» militari italiane «per missioni umanitarie». «Escludo assolutamente che l'Italia abbia intenzione di usare le sue basi per motivi militari. E non dimentichiamo che tutte le iniziative in cui è previsto l'uso della forza sono state frutto di una decisione degli organismi internazionali», ha aggiunto il ministro.

LA RUSSA: LA LIBIA NON SARA’ UNA NUOVA KABUL - Secondo La Russa, sull'intervento militare «al momento» ci sono «solo illazioni». «Credo che la parola spetti agli organismi internazionali. Si possono mettere in campo tutte le operazioni diplomatiche che si vogliono, ma non tocca solo a un paese intervenire e men che meno all'Italia», ha sottolineato La Russa, ricordando inoltre che il Trattato di amicizia con la Libia è «sospeso» in attesa che «ci sia presto una entità statuale libica con cui ridare vigore all'accordo».

FRATTINI DAREMO LE BASI ITALIANE PER IL «NO FLY ZONE» - Nuovi raid aerei in mattinata del regime libico a Ras Lanuf dove gli insorti cercano di rispondere con la contraerea. La ripresa dei combattimenti testimonia della controffensiva in atto da parte di Gheddafi anche se la stampa britannica I parla oggi di un piano segreto americano per armare gli insorti). Sul piano diplomatico, con le Nazioni Unite che annunciano la nomina di un nuovo inviato, il ministro degli esteri italiano Frattini dice che in caso di no-fly zone l'Italia non potrebbe negare le sue basi.

GLI INSORTI BLOCCATI DAI FEDELI A GHEDDAFI - Gli scontri di Ras Lanuf e Ben jawad sembrano fotografare sintomaticamente la situazione sul campo. A Ras Lanuf si combatte ormai da giorni e gli scontri sono ripresi in mattinata, mentre a A Ben Jawad, (siamo a 30 chilometri a ovest di Ras Lanouf), i ribelli sarebbero stati costretti a indietreggiare e quindi a rinunciare almeno momentaneamente alla loro avanzata verso Sirte, città natale di Muammar Gheddafi. Rispetto a qualche giorno fa, quando l'avanzata degli insorti sembrava inarrestabile, è un'inversione di tendenza significativa. Ma in diverse città, siamo ormai alla guerra civile. La televisione di stato libica ha annunciato che le forze fedeli al colonnello Gheddafi sono dirette a Bengasi, roccaforte dell'opposizione quasi mille chilometri a est di Tripoli. A Misurata, terza città della Libia 150 chilometri a est di Tripoli, un residente e un ribelle hanno detto per telefono che la città era controllata dalla guerriglia, malgrado un'offensiva del governo con armi pesanti.

LA STAMPA IN GB: C’E’ UN PIANO SEGRETO DEGLI USA - A cambiare gli equilibri, al momento a favore del regime, potrebbe essere un «piano segreto» americano di cui parla oggi la stampa britannica. Nel tentativo di far cadere Muammar Gheddafi senza un coinvolgimento militare diretto nella crisi in Libia, gli Stati Uniti avrebbero chiesto all'Arabia Saudita di rifornire armi ai ribelli di Bengasi. Riad, che sta già facendo fronte «al giorno della collera» della sua comunità sciita (pari al 10% della popolazione), ha però mancato, fino ad ora, di rispondere alle richieste di Washington, nonostante il re Abdullah odi personalmente il leader libico che tentò di farlo assassinare circa un anno fa.

LA NAVE ITALIANA LIBRA PORTA I PRIMI AIUTI A BENGASI - Nel paese africano intanto arrivano i primi aiuti italiani con l'attracco a Bengasi della nave Libra mentre le Nazioni Unite hanno deciso la nomina di un nuovo invitato speciale. partita l'altro ieri da Catania, La nave Libra della Marina Militare italiana è entrata questa mattina nel porto libico di Bengasi, dove sta procedendo alle operazioni di attracco. Lo riferiscono fonti della Marina militare. La nave ha a bordo circa 25 tonnellate di aiuti e materiale fornito dalla Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri, destinato alla popolazione di Bengasi, la città diventata il simbolo della rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi.