Papa: «Il crollo dell'impero romano mostra che alla politica serve verità»
Decisione «pragmatica» di condannare Gesù e la tenuta della pace
CITTÀ DEL VATICANO - Condannando a morte Gesù, l'impero romano, per mezzo di Ponzio Pilato, mostrò di optare per una interpretazione pragmatica della politica che, secoli dopo, lo portò al crollo e, ancora oggi, dovrebbe servire da ammonimento al mondo della politica. E', in sintesi, il ragionamento svolto da Papa Ratzinger in uno dei capitoli - anticipato oggi dalla sala stampa vaticana - del suo nuovo libro su Gesù di Nazaret, in uscita la prossima settimana.
«Come prefetto - scrive il Papa - egli rappresentava il diritto romano su cui si basava la pax romana - la pace dell'impero che abbracciava il mondo. Questa pace, da una parte, era assicurata mediante la potenza militare di Roma. Ma con la potenza militare, da sola, non si può stabilire nessuna pace. La pace si fonda sulla giustizia. La forza di Roma era il suo sistema giuridico, l'ordine giuridico, sul quale gli uomini potevano contare. Pilato - lo ripetiamo - conosceva la verità di cui si trattava in questo caso e sapeva quindi che cosa la giustizia richiedeva da lui. Ma alla fine vinse in lui l'interpretazione pragmatica del diritto: più importante della verità del caso è la forza pacificante del diritto, questo fu forse il suo pensiero e così si giustificò davanti a se stesso. Un'assoluzione dell'innocente poteva recare danno non solo a lui personalmente - il timore per questo fu certamente un motivo determinante per il suo agire -, ma poteva anche provocare ulteriori dispiaceri e disordini che, proprio nei giorni della Pasqua, erano da evitare. La pace fu in questo caso per lui più importante della giustizia. Doveva passare in seconda linea non soltanto la grande ed inaccessibile verità, ma anche quella concreta del caso: credette di adempiere in questo modo il vero senso del diritto - la sua funzione pacificatrice. Così forse calmò la sua coscienza. Per il momento tutto sembrò andar bene. Gerusalemme rimase tranquilla. Il fatto, però, che la pace, in ultima analisi, non può essere stabilita contro la verità, doveva manifestarsi più tardi».
Nel capitolo sulla condanna a morte di Gesù, il Papa scrive: «Che cos'è la verità? Non soltanto Pilato ha accantonato questa domanda come irrisolvibile e, per il suo compito, impraticabile. Anche oggi, nella disputa politica come nella discussione circa la formazione del diritto, per lo più si prova fastidio per essa. Ma senza la verità l'uomo non coglie il senso della sua vita, lascia, in fin dei conti, il campo ai più forti».
- 11/12/2019 Monsignor Galantino: «Ipocrita il proclama prima gli italiani. Molti discriminati per il colore della pelle o per disagio»
- 30/01/2013 Papa: Famiglie disgregate, lavoro e fatica economica rendono difficile parlare di paternità
- 10/12/2012 Il Papa su Twitter, fra un anno si capirà se ha successo
- 31/10/2012 Vespri in Cappella Sistina a 500 anni da Michelangelo