16 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Vaticano

Papa: il matrimonio non è un diritto, stop ad annullamenti facili

«Benedetto XVI chiede rigore in autorizzare e far cessare le nozze. Il vincolo matrimoniale è uno solo: umano, giuridico e per la vita»

ROMA - «Nessuno può vantare il diritto a una cerimonia nuziale». Così come «bisogna adoperarsi affinché si interrompa, nella misura del possibile, il circolo vizioso che spesso si verifica tra un'ammissione scontata al matrimonio, senza un'adeguata preparazione e un esame serio dei requisiti previsti per la sua celebrazione, e una dichiarazione giudiziaria talvolta altrettanto facile, ma di segno inverso, in cui lo stesso matrimonio viene considerato nullo solamente in base alla costatazione del suo fallimento».

Papa Benedetto XVI, ricevendo in udienza Uditori, Ufficiali ed Avvocati dela Sacra Rota, in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno giudiziario della Santa Sede, chiede impegno e rigore a difesa del matrimonio come «unione coniugale fra uomo e donna finalizzata alla famiglia e alla procreazione», prima ancora che come istituzione giuridica del diritto canonico o di singoli Stati sovrani. Ragione per cui deve essere «centrale, approfondita e tutt'altro che formale» la fase di preparazione alle nozze, finalizzata a verificare che vi siano le fondamenta per una «unione indissolubile fra uomo e donna».
Cosi come altrettanto rigore va messo nelle cause di annullamento di nozze da parte della Sacra Rota, con Papa Ratzinger che non nasconde una tendenza ad un'eccessiva accondiscenza nei confronti di chi al Tribunale ecclesiastico chiede l'annullamento del matrimonio.

«Non esiste - ha sottolineato il Pontefice nel suo discorso alla Sacra Rota - un matrimonio della vita ed un altro del diritto: non vi è che un solo matrimonio, il quale è costitutivamente vincolo giuridico reale tra l'uomo e la donna, un vincolo su cui poggia l'autentica dinamica coniugale di vita e di amore. Il matrimonio celebrato dagli sposi, quello di cui si occupa la pastorale e quello messo a fuoco dalla dottrina canonica, sono una sola realtà naturale e salvifica, la cui ricchezza dà certamente luogo a una varietà di approcci, senza però che ne venga meno l'essenziale identità. L'aspetto giuridico è intrinsecamente legato all'essenza del matrimonio». E «ciò - ha sottolineato Benedetto XVI - si comprende alla luce di una nozione non positivistica del diritto, ma considerata nell'ottica della relazionalità secondo giustizia».
«Il diritto a sposarsi, ovvero lo ius connubii - ha ammonito il Papa - va visto in tale prospettiva. Non si tratta, cioè, di una pretesa soggettiva che debba essere soddisfatta dai pastori mediante un mero riconoscimento formale, indipendentemente dal contenuto effettivo dell'unione. Il diritto a contrarre matrimonio presuppone che si possa e si intenda celebrarlo davvero, dunque nella verità della sua essenza così come è insegnata dalla Chiesa. Nessuno può vantare il diritto a una cerimonia nuziale. Lo ius connubii, infatti, si riferisce al diritto di celebrare un autentico matrimonio». Da qui la necessità di un controllo prematrimoniale da parte della Chiesa sulla effettiva volontà e praticabilità di un rapporto destinato a durare tutta la vita e a mettere su famiglia. «Non si negherebbe, quindi, lo ius connubii - dice Ratzinger - laddove fosse evidente che non sussistono le premesse per il suo esercizio, se mancasse, cioè, palesemente la capacità richiesta per sposarsi, oppure la volontà si ponesse un obiettivo che è in contrasto con la realtà naturale del matrimonio».

Ma se nella fase del controllo pre matrimoniale sono soprattutto i sacerdoti ad essere custodi della «verità» del vincolo nuziale che si sta per realizzare, nella fase finale del matrimonio, quando alla Chiesa stessa se ne chiede l'annullamento, è alla Sacra Rota che Ratzinger chiede il giro di vite.
«È vero che non tutti i motivi di un'eventuale dichiarazione di nullità possono essere individuati oppure manifestati nella preparazione al matrimonio, ma, parimenti, - concede il Pontefice - non sarebbe giusto ostacolare l'accesso alle nozze sulla base di presunzioni infondate, come quella di ritenere che, al giorno d'oggi, le persone sarebbero generalmente incapaci o avrebbero una volontà solo apparentemente matrimoniale». Ed allora «tutto ciò richiede - afferma il Papa - che l'operato dei tribunali ecclesiastici trasmetta un messaggio univoco circa ciò che è essenziale nel matrimonio, in sintonia con il Magistero e la legge canonica, parlando ad una sola voce: quella della giurisprudenza rotale».
In questo senso, ad esempio, «sulla questione molto attuale delle cause relative all' incapacità consensuale - avverte il Pontefice sulla principale motivazione di richieste di annullamento da parte di coppie cattoliche purtroppo permangono ancora posizioni non corrette». Così come al Pontefice appare concreto «il pericolo che minaccia la retta applicazione delle norme sull'incapacità: cercare motivi di nullità nei comportamenti che non riguardano la costituzione del vincolo coniugale bensì la sua realizzazione nella vita».
«Bisogna resistere alla tentazione di trasformare le semplici mancanze degli sposi nella loro esistenza coniugale - avverte Benedetto XVI - all'indirizzo del tribunale rotale - in difetti di consenso».