19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
La battaglia alla Camera

I dubbi di Bossi: era meglio votare. Maroni: urne a marzo

Il Senatur: «Numeri limitati, la strada è stretta». Il Tg di Mentana manda in onda le parole del ministro dell'Interno

ROMA - Umberto Bossi è pessimista sulla tenuta del governo ma non si sbilancia sul futuro, Roberto Maroni - in una conversazione rubata dalle telecamere di La7 - lo dice chiaramente: «Tanto a marzo si vota...».
Del resto nel cortile di Montecitorio già durante la chiama per la fiducia più di un leghista esprimeva tutte le perplessità del Carroccio sulla effettiva tenuta della maggioranza. Alla fine è stato lo stesso Umberto Bossi a dirlo chiaramente: «I numeri sono limitati, e ora la strada è stretta». Perchè per Bossi «nella vita è meglio prendere la strada maestra, e la strada maestra era il voto». Il problema è che «Berlusconi non ha voluto, e ora siamo qui...», constata il leader leghista dopo che il voto della Camera ha sancito che senza i finiani il governo Berlusconi non ha la maggioranza.

FUORIONDA - Ma quello che succederà nelle prossime settimane, Bossi non vuole prevederlo: i cronisti chiedono cosa succederà se i finiani porranno problemi, se il governo si dovesse trovare nella necessità di discutere con la 'terza gamba' ogni provvedimento, se in quel caso insisterà nel chiedere il voto anticipato: «Vedremo...», si limita a dire. Una cautela vanificata dal fuorionda rubato a Roberto Maroni: »...Tanto a marzo si vota...», dice il ministro dell'Interno leghista in una conversazione con Nichi Vendola e Franco Giordano, intercettata e mandata in onda dal tg di Enrico Mentana.

LA FORZA DELLA MAGGIORANZA - Ma l'aria che tirava tra i deputati leghisti era già chiara prima del fuorionda di Maroni, riassunta così da un autorevole dirigente del Carroccio: «C'è sempre la finestra elettorale di marzo...». Scavallata la quale, però, «si dovrà andare avanti per tutta la legislatura». Come sarà possibile trovare una convivenza con i finiani, comunque, non è un problema della Lega: «Noi parliamo con Berlusconi, il resto sono problemi suoi», dice un deputato di spicco. Più esplicito un altro parlamentare di peso: «Se riuscirà a tenere a bada i finiani, bene. Altrimenti per noi andare a votare è la soluzione migliore».
Del resto, spiega la stessa fonte, «Bossi l'ha sempre detto a Berlusconi che bisognava andare a votare, ma per l'amicizia che li lega alla fine ha accettato questa soluzione». Perchè anche con Bossi, il premier avrebbe sottolineato il rischio astensionismo, spiega un pidiellino con frequentazioni leghiste. Ma oggi si è verificato quello che in molti nel Carroccio temevano, e che sempre Maroni aveva detto chiaramente: o la maggioranza continuerà ad essere «forte e autorevole», oppure «è meglio tornare al voto». E una maggioranza con i finiani determinanti, con i voti dei centristi siciliani, con l'Mpa, con NoiSud, per tanti nella Lega non è certo forte e autorevole.
Tanto che qualche leghista già immaginava la exit strategy perfetta: «Se passa la mozione di sfiducia a Bossi, andiamo tutti a casa». Anche su questo oggi il Senatur ha detto la sua: «Il governo non cadrebbe, ma si incazzerebbe il Nord...».