6 maggio 2024
Aggiornato 10:30
Politica

Appalti in Sardegna, indagato Verdini

Il coordinatore Pdl accusato di corruzione nell'inchiesta riguardante in particolare i progetti sull'eolico nell'isola. Perquisita sede banca a Firenze

ROMA - Il parlamentare del Pdl, Denis Verdini, è indagato per il reato di corruzione nell'ambito dell'inchiesta su un presunto comitato d'affari che coinvolge, tra gli altri l'imprenditore Flavio Carboni. L'iscrizione di Verdini sul registro degli indagati è stata decisa dai responsabili degli accertamenti, i pm Ilaria Calò, Rodolfo Sabelli ed il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Nei giorni scorsi è stata anche perquisita la sede del Credito cooperativo fiorentino, di cui Verdini è presidente.

Gli assegni - Oltre a Carboni, nelle scorse settimane hanno ricevuto l'avviso proroga dell'inchiesta altre quattro persone: il costruttore Arcangelo Martino; Pinello Cossu, consigliere provinciale di Iglesias; Ignazio Farris, consigliere dell'Arpa Sardegna; e un giudice tributario, Pasquale Lombardo. Molte delle ipotesi accusatorie sarebbero basate su intercettazioni, ma anche su un giro di assegni. Per questo si è proceduto al controllo dell'istituto di credito e di conti lì intestati. Le verifiche dei magistrati e dei carabinieri, sarebbero concentrate su diversi appalti pubblici, tra cui alcuni in Sardegna, connessi allo sviluppo di energie alternative.

«Dimettermi? Non ho questa mentalità» - Denis Verdini non ha alcuna intenzione di dimettersi da coordinatore del Pdl, dopo la notizia che è indagato dalla Procura di Roma per alcuni appalti in Sardegna. Parlando con i giornalisti alla Camera, a chi gli chiede se lui farebbe come Claudio Scajola, il coordinatore del Pdl risponde: «Non ho questa abitudine, e neppure questa mentalità. E poi dimettersi dal lavoro è difficile. E le mie responsabilità politiche sono di lavoro».
«Vengo descritto come un boss mafioso o un burattinaio che mette tutti insieme. Magari... Ma i fatti sono fatti. C'è bisogno della figura del manovratore e la vogliono dare a me... Ma non ho questa patente». Dopo la nota diramata, Denis Verdini arriva alla Camera e si sfoga a lungo con i giornalisti dello «sputtanamento generale» basato sulla «continua e costante violazione del segreto istruttorio».
Dopo le notizie che riferiscono di un'indagine a suo carico, il coordinatore del Pdl respinge il ruolo che a suo dire gli si vuole attribuire: «Io sarei diventato una specie di crogiuolo che mette insieme cose che insieme non stanno. Ma io voglio rispondere dei fatti e non di questo sputtanamento generale. I fatti sono fatti e ci si difende da questi, non dalle illazioni o dallo sputtanamento». L'esponente del Pdl, in particolare, si scaglia contro la violazione del segreto istruttorio: «Non è colpa dei magistrati, non è colpa dei giornalisti e non è colpa della forze dell'ordine. Ma allora di chi è la colpa? E' un mostro contro cui nessuno fa niente, quando invece il primo reato è proprio quello. In questi giorni sono costretto a rispondere di cose di cui non so niente. Io sono abituato a rispondere ai magistrati laddove vengo chiamato. E sarebbe bello venire chiamato immediatamente. Non mi piace invece il circo mediatico e ora dico basta. L'indagato non sa nulla, e gli altri invece sanno tutto. Ma cosa sanno? E' una follia alimentata in modo anomalo e ingiusto. Poi un politico ha le spalle larghe, ma mi chiedo come fa un povero disgraziato...».

Fini: «Verdini non si deve dimettere da coordinatore del PdL» - «No, la storia recente e’ zeppa di episodi in cui dopo l’avviso di garanzia le accuse si sono dimostrate non sussistenti». Lo ha sottolineato il presidente della Camera Gianfranco Fini ai microfoni di SkyTg24 rispondendo a chi gli chiedeva se Denis Verdini dovesse fare un passo indietro da coordinatore del Pdl dopo aver ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta partita dagli appalti per l’eolico nella regione Sardegna.