5 maggio 2024
Aggiornato 23:31
Le dimissioni

Berlusconi: Scajola ha senso dello Stato

La solidarietà del premier «Lascia un ministro capace». Partita per la successione, tra i nomi: Romani, Cicchitto, Crosetto

ROMA - Un addio annunciato. Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha rassegnato le sue dimissioni, in seguito al coinvolgimento nell'inchiesta sugli appalti del G8. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, gli ha espresso solidarietà, ringraziandolo per aver dimostrato «senso dello Stato», dicendosi convinto che così potrà «dimostrare la sua estraneità».

«Sono una vittima» - Le ragioni della sua decisione, Scajola le ha spiegate nel corso di una conferenza stampa. Si è descritto come vittima di una «campagna mediatica senza precedenti» da cui doversi difendere. «E per difendermi - ha detto - non posso continuare a fare il ministro». Anche perché - ha aggiunto - così «posso permettere al governo di andare avanti». Il ministro dimissionario non consente domande, ma sfiora il merito della vicenda parlando della ormai famosa casa a due passi dal Colosseo. La premessa è quella di essere «estraneo» alla vicenda e pronto a dimostrarlo. Ma allo stesso tempo accenna alla possibilità che sia stata pagata con soldi altrui. «Un ministro - sottolinea - non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri».
Nel pomeriggio Scajola ha incontrato a palazzo Chigi il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, con una nota, ha espresso solidarietà al ministro per aver assunto una «decisione sofferta e dolorosa» che conferma «il suo alto senso dello Stato per poter dimostrare la sua totale estraneità ai fatti».

A questo punto, si apre la partita della successione. Il nome che i boatos di palazzo continuano a dare in pole position è quello di Paolo Romani, già vice ministro. Ma circolano anche altre ipotesi, come quella di una promozione dell'attuale capogruppo Fabrizio Cicchitto (in quel caso Maurizio Lupi prenderebbe il suo posto alla Camera), ma anche Guido Crosetto e Giancarlo Galan. E c'è chi ipotizza anche un esterno, facendo circolare il nome di Montezemolo. Nell'attesa della staffetta, il premier potrebbe intanto assumere l'interim su di sé. Passaggio obbligato resta comunque quello al Quirinale: domani Giorgio Napolitano rientra da Genova e nel pomeriggio ci potrebbe già essere occasione per un incontro.

Bocchino: «Subito il ddl anti-corruzione» - Il Parlamento approvi subito, «con consenso bipartisan», il ddl anti-corruzione varato il primo marzo scorso dal Consiglio dei ministri. È questo l'appello che dal sito di Generazione Italia, il neo-movimento vicino a Gianfranco Fini, lancia Italo Bocchino. Il parlamentare del Pdl, uno dei fedelissimi del presidente della Camera, fa esplicito riferimento al caso Scajola. La sua vicenda, secondo il deputato, «ripropone la questione della trasparenza di chi amministra la cosa pubblica». «Il ministro dello Sviluppo economico è persona capace e navigata e saprà dimostrare dinanzi alla magistratura l'innocenza che reclama» scrive Bocchino. Sottolineando tuttavia che «il Pdl, essendo il più grande partito italiano, ha anche il dovere di dare una risposta all'opinione pubblica sul tema della corruzione e ha le carte in regola per farlo».

Bersani: scossone per il Pdl - Le dimissioni di Scajola?. «Direi proprio che è la scelta giusta». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani non usa mezzi termini nel commentare la decisione del ministro dello Sviluppo di lasciare il governo. «Le cose che ha detto fin qui - spiega il segretario dei democratici in collegamento telefonico con Repubblica Tv - non sono convincenti per nessuno». Nel governo e nella maggioranza sono in molti ad esprimere solidarietà al ministro dimissionario, sotto pressione da giorni per il suo coinvolgimento nelle indagini sulle Grandi Opere: Fabrizio Cicchitto parla di «sentenza mediatica» e Mariastella Gelmini rinnova la stima e fiducia al collega. L'opposizione, d'altra parte, accoglie di buon grado la scelta di Scajola. Bersani in particolare si dice «sconcertato» dalle spiegazioni del ministro e attacca il governo. Il leader del Pd considera le dimissioni uno «scossone piuttosto forte» nell'esecutivo nel governo» e parla di «fase di empasse politica per la maggioranza» anche alla luce dello scontro tra Fini e Berlusconi. «Siamo davanti a uno scenario - sostiene il segretario dei democratici - in cui l’alternativa è tra la palude e il blocco delle decisioni e il rischio di una precipitazione della situazione politica, un passaggio delicato, è evidente che dopo la vicende di Fini e quella sulla corruzione la situazione è intricata, paludosa e confusa».