2 maggio 2024
Aggiornato 22:30
Il Premier: «Ora riforme serie»

Berlusconi rilancia la linea d'intesa con il Colle

Un colloquio che da più parti viene definito disteso e sereno. Nessuna polemica sul «no» al ddl lavoro. Dialogo su intercettazioni

ROMA - Aveva già chiesto mercoledì di essere ricevuto e ieri il premier Silvio Berlusconi è salito al Colle. Un faccia a faccia con Giorgio Napolitano, prima del breve soggiorno del Capo dello Stato a Positano. Un colloquio, durato circa un'ora, che da più parti viene definito disteso e sereno e che è stato l'occasione per fare il punto su molti dossier aperti. Senza nessuna polemica del Cavaliere, neppure sul respingimento da parte del Quirinale, prima volta in quasi quattro anni di mandato, di una legge alle Camere.

Mercoledì Napolitano ha bocciato e rinviato il ddl lavoro a una nuova deliberazione del Parlamento. Oggi Berlusconi è salito al Colle con l'intento di ribadire al Capo dello Stato la volontà di fare tutte le riforme che servono al Paese e di riaprire il dialogo con l'opposizione. «Sarei il primo ad essere felice se si potesse dialogare - avrebbe ragionato il premier - soprattutto se i democratici non mettessero veti e dimostrassero di non essere al traino del carro di Di Pietro». Fermo restando che la «stella polare» dell'azione dell'esecutivo resta il programma di governo.

Del «no» del Colle al ddl lavoro Berlusconi non si sarebbe quindi lamentato mostrandosi, invece, pronto ad accogliere i rilievi del presidente, critico soprattutto sulle modalità del ricorso all'arbitrato nelle cause di lavoro. Linea questa già emersa ieri da parte del governo, con le 'aperture' del ministro Sacconi, e perfettamente coerente con la volontà del premier di ricostruire un rapporto con Napolitano dopo gli strappi legati alla vicenda del Lodo Alfano e il caos liste. L'ultimo colloquio vis à vis tra Napolitano e Berlusconi era stato proprio in quell'occasione e lo stesso Capo dello Stato l'aveva definito, nella lettera nella quale spiegava i motivi della sua decisione sul decreto interpretativo, «teso».

In agenda ci sono molte importanti partite per il governo. Da un lato il legittimo impedimento, dall'altro il ddl intercettazioni che il Guardasigilli Angelino Alfano vorrebbe portare a casa entro giugno. I tempi sul legittimo impedimento sono strettissimi: Napolitano dovrà decidere entro il 10 aprile se firmare o meno la legge che istituisce una sorta di 'scudo giudiziario' per il presidente del Consiglio e ministri. E' probabile che il presidente si prenda tutto il tempo possibile per analizzare nel dettaglio, insieme al suo staff giuridico, la legge. Berlusconi si era mostrato nei giorni scorsi fiducioso nel 'sì' del Quirinale e pare che oggi non abbia mutato questa sua convinzione.

Sulle intercettazioni, poi, il premier avrebbe garantito a Napolitano di voler cercare un'intesa con l'opposizione, di essere intenzionato a fare «una riforma seria» e soprattutto «con un intento non punitivo ma regolativo». Insomma è necessario porre un «argine» a quello che il premier considera un vero e proprio «scandalo». Il Cavaliere avrebbe anche definito «calunnie» le accuse che gli vengono rivolte sulle cosiddette leggi ad personam.
Come la pensa il Capo dello Stato sul tema non è un mistero: Napolitano ritiene da sempre che il problema di una regolamentazione sia «reale» e che debbano essere considerati sia il rispetto della privacy sia l'attività di indagine. Non sono concetti generici perchè nella riflessione del Quirinale questa molteplicità di esigenze e diritti possono essere garantiti solo attraverso «larghe intese» e dialogo, non solo tra maggioranza e opposizione, ma anche con i soggetti protagonisti, non ultima la magistratura. Insomma, colpi di mano della maggioranza Napolitano non li accetterà.