Caos liste, Napolitano frena Berlusconi
Il Governo a favore proroga termini liste, lo stop del Colle. Bersani: «Inaccettabile qualsiasi intervento d'urgenza in corso d'opera»
ROMA - L'ultima proposta era stata di dare subito il via libera a un decreto per riaprire i termini della presentazione delle liste. Ma dal Quirinale, riferiscono fonti della maggioranza, sarebbe arrivata la frenata. E così, dopo un'ora di colloquio al Colle tra il capo dello Stato Giorgio Napolitano ed il premier Silvio Berlusconi, accompagnato dal sottosegretario alla presidenza Gianni Letta e dai ministri Maroni, La Russa e Calderoli, il Consiglio dei ministri annunciato per questa sera per il varo del provvedimento è slittato, forse al pomeriggio di domani.
Diverse sarebbero state le obiezioni di Napolitano a un intervento per decreto immediato: l'assenza di consensi delle opposizioni, l'intervento legislativo a procedure ordinarie di controllo ancora in corso. Perplessità che il Colle non avrebbe mancato di far pervenire al Governo già nel pomeriggio. E che i sessanta minuti di colloquio con Berlusconi non sarebbero bastati a fugare.
NAPOLITANO - D'altra parte, prima di ricevere il premier, il presidente della Repubblica Napolitano aveva spiegato ai giornalisti: «Ancora non c'è nulla di definito, in alcun modo. Quando arriverò a Roma stasera, vedrò». Quanto alla eventualità di una soluzione politica, il capo dello Stato non aveva usato mezzi termini? «Se qualcuno mi spiega cos'è, e da parte di chi e su che cosa, la esaminerò» aveva risposto.
BERSANI - In salita la strada di un accordo tra maggioranza e opposizione su una leggina da portare in Parlamento. Il Partito democratico, che inizialmente sembrava appoggiare l'ipotesi, ha detto poi no all’accelerazione impressa nelle ultime ore dalla maggioranza e il segretario Pier Luigi Bersani ha chiuso gli spiragli che aveva aperto informalmente fino a giovedì mattina. «Il nervosismo del centrodestra è alle stelle: mette in giro voci di accordi più o meno taciti che non esistono» ha chiarito il leader dei democratici. «La nostra posizione è chiara - ha ribadito Bersani - si lascino lavorare gli istituti preposti al controllo. Ogni intervento in corso d'opera su regole elettorali sarebbe, come è ovvio, assolutamente inaccettabile».
LA POSSIBILE INTESA - Eppure le voci sulla possibile intesa maggioranza-intesa erano insistenti , tanto che erano anche circolate le voci su quali potessero essere i punti dell'accordo. «Niente decreto legge, deve essere di iniziativa parlamentare, una leggina firmata dai capigruppo, frutto di un accordo politico, da approvare subito in Parlamento». «Chiaro - aveva detto un parlamentare del Pdl - che ci deve essere l'accordo con le opposizioni; altrettanto chiaro che dentro ci sarebbe l'anticipo del voto a Bologna e anche l'abolizione del regolamento Rai della «par condicio», non potremmo dire di no. A questo punto, insomma, tutti gli attori si assumono la responsabilità di dire: la partita così non si può giocare, quindi la rinviamo».
LAZIO - A Roma, la Corte d'appello ha riammesso il listino della Polverini. l'Ufficio centrale regionale della Corte d'appello di Roma ha pubblicato online le motivazioni alla base del ricorso del Pdl respinto mercoledì: «Alle ore 12 del 27 febbraio all'interno dell'area delimitata ove sostavano coloro che potevano ancora presentare le liste, si trovavano in attesa quattro delegati e fra questi non vi erano quelli del Pdl», scrivono. Pertanto «è inammissibile l'istanza per il «completamento» di una procedura per la presentazione della lista, procedura che mai ha avuto inizio».
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