5 maggio 2024
Aggiornato 15:30
La «rivolta delle carriole»

All'Aquila ancora 4,5milioni di tonnellate di macerie

Quasi duemila persone armate di carriole e pale. Un terzo sono in strada, altri 2 milioni di metri cubi dentro le case

L'AQUILA - I cittadini dell'Aquila scendono ancora una volta in piazza, armati di pale e carriole, per portare via un po' di macerie dal centro storico della città abruzzese colpita dal sisma del 6 aprile scorso. Ma quante sono le macerie ancora accatastate nella cosiddetta zona rossa? Una prima stima di Protezione civile e Vigili del fuoco, rende noto Legambiente che oggi ha presentato un dossier sulla situazione dell'Aquila, si parla di una forbice che solo per il comune dell'Aquila va da 1,5 a 3 milioni di metri cubi, pari a circa 4,5 milioni di tonnellate.

Circa un terzo del totale, vale a dire 1 milione di metri cubi, si trova sulle strade, mentre 2 milioni di metri cubi sarebbero quelli accumulate all'interno delle case e nei cortili. Per dare il via alla ristrutturazione degli edifici, spiega Legambiente, sarebbe quindi sufficiente spostare circa un terzo delle macerie: potrebbero partire, così, i lavori sui circa 10mila edifici danneggiati tra centro storico e frazioni, con le uniche variabili dei 140 siti sotto sequestro per le inchieste della magistratura sui crolli 'dolosi' e il materiale 'sensibile' proveniente da edifici di pregio storico-architettonico.

Legambiente precisa quindi che «non è vero che non si conosce la classificazione del rifiuto-maceria e che non si sa come trattarlo. Già il 'decreto Abruzzo' del 28 aprile 2009 prevedeva una riclassificazione delle macerie (da crollo e da demolizioni controllate) come rifiuti urbani con codice Cer 20.03.99. In quanto tali, esse sono sottoposte al divieto di smaltimento fuori dall'Abruzzo e se si deciderà di 'esportarle' tal quale, sarà necessario introdurre una deroga con un decreto ministeriale ad hoc. Preventivamente trattate potrebbero, invece, uscire dalla regione ed essere ospitate in impianti nel resto del Paese senza bisogno di deroghe».