28 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Sisma Abruzzo

Cialente: 30mila aquilani ancora fuori città

Novemila sulla costa. Molti hanno preferito rimanere in tenda nonostante il freddo

L'AQUILA - Sono 30mila gli aquilani costretti a vivere fuori città, in attesa della ricostruzione, e molti sono ancora quelli che, non avendo voluto lasciare il capoluogo, sono rimasti nella tendopoli nonostante il freddo. E' il quadro tracciato dal sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, a margine della presentazione a Montecitorio di una iniziativa per raccogliere fondi per la ricostruzione.

30 MILA PERSONE FUORI CITTÀ - «Stiamo gestendo - ha spiegato Cialente - l'ultimo 30% dell'emergenza, la priorità è quella di trovare una casa per tutti. Il progetto Case è riuscito a soddisfare sì e no il 50% della domanda dei nuclei familiari che sono rimasti. Adesso stiamo intervenendo con i prefabbricati. Stiamo lavorando per farcela entro la fine dell'anno. Ieri abbiamo aperto le buste del bando per la costruzione delle case mobili, che è una risposta tampone. C'è un grave ritardo sulla ricostruzione cosiddetta leggera, di quelle case che sono catalogate come B e C, che avevano una agibilità parziale. Il ritardo andrà colmato, ma è chiaro che ora l'inverno non aiuta. Abbiamo almeno 30mila persone fuori della città. Solo in albergo, sulla costa, abbiamo ancora 9mila persone. Ci sono bambini che vengono a scuola da cento chilometri di distanza».

PERIODO DI TRANSIZIONE - Molti, poi, sono quelli che hanno preferito rimanere in tenda, piuttosto che lasciare la città. «Noi dal primo ottobre - ha sottolineato il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso - abbiamo garantito a tutti una sistemazione alternativa, in attesa di essere inseriti in quelle case che sono ancora in costruzione. Abbiamo cominciato a consegnarle a settembre e abbiamo sempre detto che lo avremmo fatto fino alla fine dell'anno. C'è un periodo di transizione, avevamo previsto di dare a tutti una adeguata sistemazione: residence, alberghi ed altre strutture. Qualcuno ha preferito rimanere in tenda, perché aveva magari la stalla vicino, oppure il proprio negozio, o una serie di altre situazioni». Si tratta, spiega Cialente, di «turnisti, persone che lavorano nelle imprese di pulizia, che magari devono cominciare a lavorare alle sei di mattina». Per loro lasciare la città significava perdere il lavoro. «Va organizzata - ha sottolineato il sindaco - anche una solidarietà tra i terremotati, questa è la proposta che stiamo facendo loro».

Ora «c'è da ultimare - ha precisato Bertolaso - le case antisismiche e quelle di legno, che stiamo realizzando nelle frazioni e nei piccoli Comuni del cratere. Poi occorre definire le modalità di trasferimento di tutti gli impegni, i programmi e le responsabilità portati avanti dalla Protezione civile. Entro fine anno tutto deve essere trasferito alla responsabilità delle autorità locali».