29 aprile 2024
Aggiornato 13:00
EUROPEE

Lega sfonda 10% ma è seconda al Nord: ora «pesiamo» voti

Bossi a cena da Berlusconi: nel menù ballottaggi e regionali 2010

ROMA - Sfondata quota 10%, varcata con successo la linea del Po, la Lega perde però la sfida nel nord con il Pdl. La profezia di Roberto Calderoli, «vinciamo 2 a 1, e in Piemonte perdiamo solo ai rigori», si è rivelata fin troppo ottimista: il Carroccio è in tutto il settentrione distanziato alle spalle del Pdl, e anche il sorpasso in Veneto è sfumato, seppure di un solo punto. Ecco allora che il ministro per la Semplificazione ricorre ad un vecchio adagio della Prima Repubblica per offrire una diversa chiave di lettura del voto in 'Padania': «I voti non si contano, si pesano». E dunque «la Lega chiederà la guida di alcune Regioni del Nord», perchè anche se il sorpasso non c'è stato «è un'anomalia che non ci sia una Regione governata dalla Lega», visto che «quando un partito ha la concentrazione territoriale che ha, chi conosce la legge elettorale sa che ha anche un peso specifico diverso dal semplice numero».

Argomenti che cominceranno ad essere esposti a Silvio Berlusconi nella cena di stasera ad Arcore, insieme alle prime 'minacce' leghiste, quelle legate ai ballottaggi delle Amministrative. Il secondo turno si terrà infatti insieme al referendum, e con la giustificazione di voler far fallire il quorum, la Lega sta facendo sudare al Pdl il proprio sostegno per il 21 e 22 giugno, anche perchè i candidati leghisti stanno invece affermandosi tutti al primo turno. Ecco allora che sulla provincia di Milano, se il pidiellino Podestà non dovesse affermarsi al primo turno, qualche nube potrebbe addensarsi: «Non so se ci va, decideremo», è la sibillina risposta di Calderoli a chi gli chiedeva del sostegno leghista all'eventuale ballottaggio. Quanto alla possibile risposta del Pdl, ovvero l'appoggio al referendum sulla legge elettorale, Roberto Cota assicura: «Berlusconi ha detto che non avrebbe fatto campagna per il referendum. E' uomo di parola, non abbiamo motivo per non credergli». Così come Calderoli legge nel voto europeo la sentenza di morte per la consultazione popolare: «Credo che il voto di ieri abbia già bocciato il referendum visto che i grandi partiti sommati hanno perso il 10% dei voti. Ieri è stato detto un no al bipartitismo. Non bisogna andare a votare, fallirà per mancanza del quorum».

La Lega alterna dunque carezze e stoccate al Pdl. Da un lato tutti i leghisti in coro assicurano che gli equilibri di maggioranza non verranno incrinati, che «il successo della Lega rafforza il Governo» ora «più stabile». Dall'altro si ricorda l'indispensabilità confermata del Carroccio al nord: tra le riflessioni di Calderoli sul voto, la prima «è che solo con la Lega si vince». E poi, con metafora calcistica, «il derby per un soffio lo ha vinto il Pdl ma con il risultato a due cifre noi abbiamo vinto lo scudetto».

Insomma, l'ipoteca leghista sul governo verrà esercitata: il compito è quello di «realizzare il programma elettorale» e sui temi cari al Carroccio non ci saranno sconti: il risultato della Lega «migliora lo stato di salute del governo e tutti saranno più gagliardi nel realizzare il programma: le riforme le chiedono Napolitano, Confindustria, Bankitalia e il popolo, noi siamo al governo per realizzarle». Ma non ci sono solo le riforme care alla Lega: nessun leghista ne vuole parlare esplicitamente, però che il Carroccio forte voglia pesare di più anche nelle nomine è una certezza. A partire dalla Rai dove «le caselle aperte sono davvero aperte». Accenno esplicito a Rai2.