23 aprile 2024
Aggiornato 09:00
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Abruzzo, a due mesi dal terremoto la «sfida» è ricostruire

60mila aquilani in tendopoli e alberghi,fino ad ora 35mila scosse

ROMA - A quasi due mesi dal terremoto che lo scorso 6 aprile ha colpito l'Abruzzo, causando pesanti distruzioni a l'Aquila e in diversi centri della provincia, con un bilancio complessivo di 299 vittime, la ricostruzione sembra muovere i primi passi. Non sarà facile e alcune esperienze del passato lo confermano. Sarà soprattutto una corsa contro il tempo perchè nelle tendopoli dove vivono migliaia di sfollati, dopo il caldo dell'estate, con l'autunno arriverà anche il freddo. Non mancano le proteste dei comuni, in particolare della provincia di Teramo e di Sulmona, non inseriti nell'elenco dei 49 comuni ufficialmente censiti come colpiti dal sisma.

Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, due giorni fa ha annunciato che entro il prossimo 15 settembre saranno pronte nuove abitazioni per 3 mila persone che hanno perso la casa a causa del terremoto. «Entro fine novembre - si è impegnato il premier - 63mila persone saranno di nuovo sotto un tetto vero». Una sfida «pericolosa» come è stata definita dallo stesso Berlusconi. Per la ricostruzione in Abruzzo - da quanto annunciato dallo stesso premier lo scorso 14 maggio - il governo impegnerà 8,7 miliardi di euro, di cui 7 miliardi nel campo delle costruzioni e dell'edilizia in generale» e in questi giorni, intanto, saranno esaminate le offerte presentate da 58 società e gruppi edili nella gara per la progettazione e realizzazione di edifici residenziali da costruire al di sopra di piastre sismicamente isolate.

Non mancano, però le critiche. Il presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, da tempo chiede al governo di fare chiarezza sulle risorse finanziarie effettivamente disponibili per la ricostruzione e lancia un allarme sulla situazione di vita nelle tendopoli. «Abbiamo 1,2 miliardi di euro nel 2009 mentre i fondi 20110 - afferma il presidente della Provincia - non sono appostati in bilancio». E poi, lamenta Pezzopane, «come enti locali ci confrontiamo una raffica di ordinanze» sulla ricostruzione.

Per quanto riguarda la popolazione, la situazione al momento è questa: nella provincia dell'Aquila, l'area più colpita dal sisma, sono 58.

866 le persone assistite dalla Protezione civile, di cui 26mila nelle tendopoli allestite nei 7 Com e poco più di 32mila è il numero degli aquilani ospitati in strutture alberghiere sulla costa abruzzese e in case private.

La radiografia sul patrimonio edilizio, privato e pubblico, rende bene l'idea della catastrofe. Dai 50.347 sopralluoghi effettuati nella provincia dell'Aquila (dati Protezione civile, aggiornati al 3 giugno) risultano agibili il 53,5% degli edifici nell'area colpita dal sisma; il 13,6% degli edifici ispezionati risulta «temporaneamente inagibile (in tutto o in parte), ma agibile con provvedimenti di pronto intervento); il 2,8% viene classificato, invece, come «parzialmente inagibile», l'1% «temporaneamente inagibile2 mentre il 24,4 è «inagibile» e il 4,7% «inagibile per rischio esterno».

Appare molto critica la situazione degli edifici pubblici: è agibile, infatti, solo il 52,6% delle scuole, il 55,7% degli edifici pubblici e il 43,4% degli ospedali. Su 50.

347 edifici ispezionati dalla Protezione civile nelle zone colpite dal terremoto, il 53,5% è risultato agibile. Il 13,6% è stato dichiarato temporaneamente inagibile (agibile con provvedimento di pronto intervento), il 2,8% parzialmente inagibile, l'1% temporaneamente inagibile, il 24,4% inagibile e il 4,7% inagibile per rischio esterno. Anche il patrimonio artistico, le chiese e i monumenti sono stati profondamente feriti dal terremoto: dai 1058 sopralluoghi effettuati (dato aggiornato al 21 maggio) risulta, infatti,che il 49,9%, praticamente la metà degli edifici controllati, è inagibile. Tra queste, ci sono 300 anche 300 chiese (su 650 verificate).

Intanto, la terra non smette di tremare. Anche ieri, nell'aquilano, sono state registrate tre scosse, due del 2.1 e una del 3.2. Da quella devastante del 6 aprile sono state registrate oltre 35mila scosse, una media di una ogni due minuti e mezzo. Lo sciame sismico, spiegano gli esperti dell'Istituto di geofisica e vulcanologia, si è ridotto anche di cinque volte rispetto a due mesi fa, ma ancora si registrano 40-50 scosse al giorno e non è una condizone normale. L'intensità è certamente calata, ma non si può escludere un'altra forte scossa, non è prevedibile. Di positivo, però, c'è che la sequenza sismica risulta ormai ben individuata tra i comuni di Campotosto e Rocca di Mezzo e che la sua intensità è in calo.

C'è un altro capitolo della tragedia che ha colpito l'Aquila ed è quello delle inchieste giudiziarie avviate dalla Procura per accertare eventuali responsabilità nei crolli che hanno causato centinaia di vittime. Entro la fine di settembre - ha detto il Procuratore Alfredo Rossini - potrebbero partire i primi interrogatori nei procedimenti giudiziari avviati dalla Procura aquilana.

Sono 151 i fascicoli già aperti dai pm sui crolli di edifici, pubblici e privati, dell'Aquila e della Provincia. Sono stati già conferiti gli incarichi e le consulenze ai periti per gli accertamenti sui singoli siti e i pm aquilani hanno ascoltato decine di persone informate dei fatti. Si tratta di una inchiesta giudiziaria molto complessa che vede impegnati in tutto sei magistrati: quattro sostituti e due magistrati applicati temporaneamente alla attività giudiziaria. A chi chiede se il numero dei pm sia un pò inadeguato per la 'madre di tutte le inchieste», Rossini risponde in modo pacato: «siamo un pò pochi ma stiamo lavorando tanto». Anche la sede degli uffici giudiziari, dopo il terremoto del 6 aprile, provvisoria. I pm non sono più ospitati nella caserma di Coppito, che sarà la sede del G8 nel prossimo luglio. In attesa di una nuova sede a Bazzano i magistrati aquilani lavorano in una struttura di circa tre stanze. «Stiamo un pò stretti», afferma Rossini. Oltre ai pm che seguono le inchieste ci sono circa 45 dipendenti amministrativi e poi c'è la polizia giudiziaria. L'emergenza terremoto, anche negli uffici aquilani, non sembra essere ancora risolta.