4 maggio 2024
Aggiornato 13:00

Immigrati, Sindaco Lampedusa a Maroni: la verità fa male

«Il ministero vuole mettere le cose a tacere»

ROMA - Le denunce sulla situazione a Lampedusa «scatenano le ire del Viminale» perché «la verità fa male». E' così che il sindaco dell'isola, Bernardino De Rubeis, risponde al ministero dell'Interno, Roberto Maroni, che lo accusa di dire «falsità» e si riserva di denunciarlo all'autorità giudiziaria. «Il ministero vuole che non parliamo più - continua De Rubeis - perché evidentemente le cose devono essere messe a tacere».

Nonostante «le affermazioni discutibili e i toni minacciosi nei confronti di un governo locale», prosegue De Rubeis, «io continuo a denunciare il fatto che questa non è più un'isola turistica, ma un'isola di detenzione e deportazione. Dentro quel Cie gli immigrati si sentono braccati e si sentono autorizzati a fare di tutto e di più». Si tratta di un «fallimento dello Stato e di una struttura trasformata in carcere. Non ha più nulla a che vedere con quel centro di accoglienza che era un esempio per l'Europa. Ormai c'è un clima pesante, lo dimostrano gli atti di autolesionismo, i tentati suicidi, le fughe, le rivolte e il fuoco appiccato alla struttura».

Io, per cristianità e correttezza - sottolinea - mi sento in dovere di denunciare quello che succede qui, qualcosa che si vede solo nei film. Comunque - ammonisce De Rubeis - non si montino la testa» Maroni, il prefetto Mario Morcone, responsabile del dipartimento Immigrazione del Viminale, e Cono Galipò, amministratore delegato di 'Lampedusa Accoglienza', la società che gestisce il centro di identificazione ed espulsione (Cie) dell'isola: «Il sindaco è la maggiore autorità sanitaria del territorio e continuerà a fare il suo dovere. Se questo fa male a qualcuno non è un problema mio.

Delle minacce del ministro non ho preoccupazione perché esiste ancora una magistratura libera e mi difenderò nelle sedi opportune». Occorre, sottolinea De Rubeis, una ambulanza in pianta stabile a Punta Favarolo. Ieri, spiega, lo sbarco di oltre 220 immigrati «ha scatenato il finimondo: 5 donne erano buttate a pochi metri dall'ambulanza, in attesa di essere caricate, a un metro dai bagni chimici. Mancava una lettiga e il medico aveva enormi difficoltà a inserire l'ago della flebo nella vena di una di queste donne a terra». Sono «atti di disumanità» che si verificano «a causa della poca organizzazione.

Ognuno si assuma le proprie responsabilità in base alle proprie competenze. Nessuno mette in discussione - sottolinea ancora il sindaco - la buona gestione di 'Lampedusa accoglienza' all'interno del centro e la disponibilità dei loro medici. E anche l'ambulanza assegnata dal ministero è ben attrezzata. Ma occorre che torni operativa al più presto anche quella di 'Medici senza frontiere', che c'era in passato, ma che ora non c'è più. Il ministero sta cambiando i gazebo di Punta Favarolo, sta installando i lampioni sul litorale, e sta sistemando i bagni chimici. Faccia in modo - conclude De Rubeis - che torni anche l'ambulanza di 'Medici senza frontiere', che fa un lavoro di grande professionalità».