28 agosto 2025
Aggiornato 01:00

Intercettazioni: non corretta informazione del giornale La Repubblica

La Repubblic non ha pubblicato la lettera del sottosegretario del ministero della Giustizia, Giacomo Caliendo, in risposta alla missiva del segretario generale della Anm, Giuseppe Cascini

Il quotidiano La Repubblica, ieri, non ha consentito la giusta replica che deve essere garantita al fine di assicurare un servizio di informazione adeguato, rivolto a tutti i cittadini, al di là di logiche di appartenenza o colori di bandiera.

La Repubblica, infatti, oggi, non ha pubblicato la lettera del sottosegretario del ministero della Giustizia, Giacomo Caliendo, in risposta alla missiva del segretario generale della Anm, Giuseppe Cascini, pubblicata, invece, il giorno prima, con richiamo in prima pagina e, quindi, con grande evidenza.

L’articolo del segretario generale Cascini, dal titolo: «Così un pedofilo sfuggirà alla giustizia», ricorrendo a suggestioni emotive e incorrendo in grossolani errori giuridici, ha veicolato un messaggio del tutto errato: l’impossibilità di proseguire le indagini su un pedofilo che, nel caso ipotetico teorizzato dallo stesso Cascini, ha prelevato un bambino a scuola, sequestrandolo per due mesi, per poi venderlo a terzi. In particolare, non è vero che – come sostiene Cascini – «la nuova legge non consente l’intercettazione di persone diverse dall’indagato». In presenza dei gravi indizi di colpevolezza, potranno essere intercettati non solo l’indagato, ma anche soggetti terzi rispetto alle indagini. Inoltre, anche nei procedimenti contro ignoti, è possibile, diversamente da quanto affermato da Cascini, acquisire i tabulati per identificare le persone presenti sul luogo del reato o nelle immediate vicinanze, senza limiti temporali.

L’errore di fondo del segretario generale Cascini consiste, però, nell’avere considerato un semplice sequestro di persona, la condotta di un pedofilo che «ruba» un bambino fuori dalla scuola, se lo tiene con sé per due mesi e dopo lo vende all’«orco».

Tutto questo, giuridicamente, si chiama sfruttamento sessuale, riduzione di un minore in stato di soggezione e rientra, quindi, nei reati previsti dagli articoli 600 e 602 del codice penale, ricondotti, in quanto tali, alla disciplina sui reati di mafia.

«La mancata pubblicazione della lettera», sostiene il sottosegretario Caliendo, «rappresenta una ulteriore prova che il giornale La Repubblica da libero organo d’informazione, quale tutti immaginavamo che fosse (ed io per primo in occasione della manifestazione per la fondazione del giornale nel Teatro Lirico di Milano), è diventato strumento di lotta politica.»