18 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Ricercatori del Regno Unito e degli USA

Nuove cellule assassine scoprono i tanti travestimenti dell'HIV

Creato un globulo bianco in grado di riconoscere ceppi di HIV-1 che eludono il sistema immunitario

Ricercatori del Regno Unito e degli USA hanno creato un globulo bianco in grado di riconoscere ceppi di HIV-1 che eludono il sistema immunitario. Le nuove «cellule assassine» create dal team potrebbero riuscire a rendere inefficace il virus anche se ben camuffato, rallentando o possibilmente evitando l'insorgenza dell'AIDS negli individui infetti. I risultati sono stati pubblicati online sulla rivista Nature Medicine.

Si stima che nel 2007 le persone infettate dall'HIV fossero 33 milioni in tutto il mondo. La resistenza ai trattamenti con antiretrovirali, che hanno la funzione di ritardare l'insorgenza dell'AIDS, sta diventando sempre di più un problema. Trovare trattamenti nuovi e più economici contro questo virus distruttivo è di primaria importanza ed è una delle priorità dell'agenda politica.

L'HIV si moltiplica e muta rapidamente, ed ha a disposizione tutta una serie di strategie per evitare di essere riconosciuto dal sistema immunitario. Una delle strategie più efficaci per eludere le cellule T è la capacità di nascondere le proprie «impronte molecolari»: gli antigeni rivelatori che normalmente i virus mostrano sulla superficie delle cellule infette. Normalmente, tali impronte (chiamate epitopi) sono identificate dalle cellule T, che a loro volta innescano una risposta immunitaria.

«Quando il corpo prepara una nuova cellula assassina T in reazione all'HIV», ha spiegato il professor Andy Sewell dell'Università di Cardiff, nel Regno Unito, «il virus può alterare le impronte molecolari che sono ricercate da tali cellule, nel giro di appena un paio di giorni. È impossibile rintracciare e distruggere qualcosa che riesce a mascherarsi tanto prontamente. Non appena abbiamo visto, più di dieci anni fa, quanto velocemente il virus riesce ad eludere il sistema immunitario, abbiamo capito che non ci sarebbe mai stato un vaccino convenzionale per l'HIV.»

I ricercatori si sono impegnati per escogitare una strategia capace di rilevare tali mascheramenti in modo da riconoscere e indebolire (o se possibile distruggere) l'HIV-1. Lavorando con un antigene chiamato SL9 (che fa mutare l'HIV, riducendo la sua vitalità), hanno creato un recettore cellula T killer che è riuscito a riconoscere tutti i diversi travestimenti usati dal virus per evitare di essere trovato. Tale recettore è stato attaccato alle cellule T killer, che sono quindi state in grado di distruggere le cellule infettate con l'HIV nella coltura.

Secondo il dott. Bent Jakobsen, dell'azienda con sede nel Regno Unito proprietaria della nuova tecnologia, «Il ricettore cellula T è il metodo della natura per esaminare e rimuovere le cellule infette - è disegnato appositamente per tale compito ma probabilmente fallisce con l'HIV a causa della altissima capacità del virus di mutare».

«Quando si troverà di fronte alle nostre cellule assassine, il virus morirà o sarà costretto a cambiare nuovamente il suo travestimento, indebolendosi nel processo,» ha detto il professor Sewell, che ha aggiunto che le nuove cellule hanno maggiori probabilità di indebolire e non di uccidere il virus. «Anche se riusciamo solo ad indebolire il virus, sarà comunque un risultato positivo poiché in questo modo potrebbe diventare un bersaglio molto più lento e facilmente rilevabile. Costringere il virus ad uno stato più debole potrebbe ridurre la sua capacità di trasmissione all'interno della popolazione e potrebbe aiutare a rallentare o persino ad evitare l'insorgenza dell'AIDS nei pazienti.»

Per il prossimo anno sono in programma sperimentazioni cliniche con l'uso di cellule T killer negli USA, al momento in attesa di approvazione da parte delle autorità.

Secondo il professor Rodney Phillips dell'Università di Oxford, dove la ricerca collaborativa è cominciata sin dal 2003, «Fino ad ora nessuno è stato in grado di eliminare il virus in maniera naturale. Le cellule immunitarie modificate in laboratorio in questo modo costituiscono un esperimento che ci dice se possiamo potenziare la reazione naturale in modo utile e sicuro per eliminare le cellule infette. Se si dimostra efficace, questa tecnologia potrebbe essere applicata ad altri agenti infettivi.»

«Adesso siamo riusciti a creare un recettore in grado di rilevare le impronte fondamentali dell'HIV e di eliminare l'infezione da HIV in laboratorio,» ha detto il dott. Jakobsen. «Se riusciamo a trasferire questo risultato in clinica, potremmo finalmente avere una potente terapia nelle nostre mani.«