C'è una startup che vuole reinventare la carne per il 21° secolo
Gli occhi sono puntati sul futuro e su una popolazione da sfamare. Qui potrebbe esserci una soluzione
MILANO - La sicurezza alimentare è uno dei grandi problemi che il pianeta deve affrontare in questo secolo. Le Nazioni Unite hanno stimato che l'approvvigionamento alimentare deve aumentare del 50 per cento per coprire la crescita demografica prevista nei prossimi decenni, mentre il cambiamento climatico dovrebbe ridurre di un quarto la produzione agricola. Oggi quasi un miliardo di persone non ha cibo a sufficienza.
La sfida è chiaramente globale. E dovrebbe essere al centro della politica internazionale, come ci aveva raccontato Massimo Iannetta, responsabile divisione «Biotecnologie e Agroindustria» di ENEA, peraltro advisor scientifico di Seeds&Chips, la kermesse dedicata alla food innovation che andrà in scena a Milano dal 7 al 10 maggio 2018. Insieme al cibo in senso stretto, uno dei temi più importanti da affrontare è la carenza di risorse idriche. L’irrigazione, in questo senso, gioca un ruolo fondamentale. «Siamo passati da sistemi a pioggia a sistemi a goccia o sotterranei con annesse tecnologie che supportano queste modalità - spiega Iannetta -. Conoscenze agronomiche sempre più specifiche, precisione farming e utilizzo delle risorse idriche solo quando necessario e, soprattutto, nella corretta quantità. Le tecnologie ci aiutano a evitare gli sprechi e ci permettono, inoltre, di attivarle anche da remoto con un notevole recupero delle energie».
Gli occhi sono puntati sul futuro e su una popolazione da sfamare che, secondo le ultime stime dell’Onu, dovrebbe raggiungere i 9,8 miliardi nel 2050. Sono statistiche grezze, ma Justin Kolbeck - diplomatico americano - le ha viste ogni giorno in Afghanistan, dove la sicurezza alimentare è una preoccupazione perenne. Una situazione talmente drammatica da spingere le persone a contrabbandare la carne oltre il confine con il Pakistan, nonostante l’instabilità politica del territorio e la sorveglianza. Kolbeck alla fine torna negli USA dove incontra Arye Elfenbein, che stava studiando per un dottorato di ricerca in cardiologia.
La ricerca di Elfenbein parte dall’assunto che il cuore sia in grado di ricreare il tessuto muscolare funzionale perso durante un infarto. Durante i suoi studi, però, l’uomo si è reso presto conto che non solo si potevano risolvere problemi cardiaci, ma anche sfamare il mondo. I due uomini fondano quindi una startup, Wild Type, che riceve un feed round di 3,5 milioni di dollari: a capo della cordata di investitori uno dei più importanti fondi di venture capital, Spark Capital.
La missione di Kolbeck ed Elfenbein è quella di sviluppare una piattaforma e un insieme di tecnologie che consentano di coltivare qualsiasi tipo di carne in laboratorio utilizzando procedure ben definite. La tecnologia è ancora in fase di sviluppo, ma il concetto essenziale è quello di moltiplicare le cellule animali di base in laboratorio e di coltivare efficacemente la carne. Questo significa che la carne è fondamentalmente "carne", e non un sostituto di carne ottenuto utilizzando cellule vegetali come avviene nel caso degli hamburger di Impossible Food. Invece di partire da zero per ogni tipo di proteina, la tecnologia potrebbe essere applicata a tutti i tipi di specie animali utilizzando il patrimonio evolutivo comune a tutti.
Sebbene il cibo sia in fase di sviluppo in laboratorio, viene regolarmente testato dagli chef, in modo tale che il prodotto finale sia qualcosa che possa effettivamente essere apprezzato dalla gente. La prima carne prodotta da Wild Type è il salmone. La prima fase consiste nello sviluppo di una carne di salmone macinata che potrebbe essere utilizzata in un rotolo di sushi di salmone, dove la carne viene mescolata con il sugo e sono necessarie quantità minori. Ma l’obiettivo è quello di arrivare a produrre un vero e proprio filetto. E, successivamente, concentrarsi sulla produzione per abbassarne il costo. In modo tale che possa essere un prodotto per tutti e non solo per pochi.
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