20 aprile 2024
Aggiornato 13:00
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Perchè mangiare insetti non eliminerà la fame nel mondo

Secondo alcuni, tra 10 anni mangeremo tutti insetti. Eppure questa cucina potrà eliminare la fame nel mondo?

Perchè mangiare insetti non eliminerà la fame nel mondo
Perchè mangiare insetti non eliminerà la fame nel mondo Foto: Shutterstock

MILANO - John Chambers, ex CEO di Cisco, afferma che tra 10 anni mangeremo tutti insetti. «La prossima forma di proteina sarà il potere del grillo», ha detto l’imprenditore in un’intervista alla CNBC.

«Stiamo esaurendo l'area geografica per coltivare anche i prodotti a base di carne e i prodotti agricoli man mano che la popolazione si espande in tutto il mondo - ha detto Chambers -. Il danno che si fa all'ambiente quando si produce mezzo chilo di manzo è sette volte maggiore rispetto a quello generato da una fabbrica robotizzata che produce grilli». E anche se il conflitto di interessi emerge a chiare lettere, l’ex CEO di Cisco dice una grande verità. Chambers, infatti, ha investito in un’azienda agricola «smart» in Texas che produce e vende diverse farine di grillo e grilli arrostiti. L'azienda utilizza la tecnologia proprietaria dei sensori e l'internet of things per acquisire dati in tempo reale sulla vita degli insetti che coltiva. E ovviamente produce attraverso tecniche innovative.

Del resto i nostri corpi digeriscono le proteine degli insetti o della carne molto più facilmente di quanto non facciamo con le verdure tradizionali e, secondo Chambers, la maggior parte delle proteine che assorbiremo da qui a 10 anni proverrà da insetti.

Il problema principale è quello di risolvere la fame nel mondo. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura prevede che entro il 2050 la popolazione mondiale sarà di 9,1 miliardi di persone, il che ci richiederà di aumentare la produzione alimentare del 70 per cento. E già nel 2013 la FAO ha iniziato a promuovere gli insetti come una «fonte nutrizionale inesplorata che può aiutare ad affrontare l'insicurezza alimentare globale». Ma mangiare insetti contribuirà a ridurre la fame nel mondo?

Per Joshua Evans, dottorando canadese presso l'Università di Oxford, la risposta è no, o almeno, non subito. Sulla base della sua ricerca, egli ritiene che una volta che la produzione di insetti commestibili sarà aumentata, l'impatto di mangimi, energia, trasformazione e trasporto renderà gli insetti non più sostenibili rispetto alle fonti proteiche convenzionali. Per lui le aspettative sugli insetti sono paragonabili a quelle avute per la soia a metà del ventesimo secolo, con una produzione diventata poi insostenibile e che ha causato la deforestazione dell’Amazzonia.

Eppure anche la Commissione europea si è detta più disponibile a rendere possibile la produzione e la commercializzazione di insetti nel territorio degli Stati membri (benché non abbia eliminato completamente le difficoltà, diciamo, a ragione). Ciò che potrebbe - tuttavia - bloccare il mercato, sono i costi e la logistica di produzione - che rappresentano una barriera. Le aziende, infatti, devono fare un investimento iniziale piuttosto grande per rendere gli insetti abbastanza economici da essere realmente competitivi con la farina di grano. Oggi, l’insetto è un quasi un prodotto «premium». Soprattutto manca la manodopera e la possibilità di fare scala. Le altre industrie agricole sono fortemente automatizzate e applicano massicce economie di scala. Qualcuno ha paragonato gli insetti all’auto elettrica di Tesla, facendo ben comprendere che i prezzi diminuiranno solo all’aumentare della produzione. E per questo potrebbe volerci davvero molto tempo.

Tuttavia, due recenti studi sono giunti alla conclusione opposta. Secondo «Crickets are not a Free Lunch», mentre la produzione di grilli è aumentata, il rapporto di conversione del mangime (quantità di cibo per raggiungere le dimensioni di raccolto) è diventato più alto e quindi meno efficiente. Lo studio scopre che i grilli potrebbero integrare l'offerta globale di proteine solo se sviluppiamo mangimi che siano migliori e più economici di quelli che usiamo per il bestiame. «Entomophagy and Power» sostiene inoltre che, a differenza della carne, spesso venduta cruda, gli insetti richiedono che la lavorazione sia resa appetibile per un pubblico di massa (macinazione, disidratazione, liofilizzazione), che utilizza energia significativa. Oltre a dover essere - spesso - cucinati con altri alimenti.

La maggior parte di noi non ha empatia per gli insetti. E per lo stesso motivo questa potenziale fonte alimentare è vista come un alieno strisciante, duro e piccolissimo. E' quindi difficile attirare i consumatori a mettere in bocca un insetto. In Europa e in altri stati, i nostri cervelli puritani sono stati programmati per ribellarsi al pensiero, ma gli insetti sono mangiati in tutto il mondo. Ma il disgusto potrebbe essere solo psicologico e davvero lontano dal gusto reale.

In ogni caso, lo sviluppo di questa economia culinaria potrebbe non essere così semplice, al netto delle normative, già piuttosto complesse. E dell’ex CEO di Cisco.