Nel programma 5 Stelle c’è anche un capitolo Fintech (che non dice nulla)
Nel capitolo Telecomunicazioni il programma parla anche di Fintech. Più o meno...

ROMA - Tra banda larga, Net Neutrality e 5G, nel «corposo» capitolo delle Telecomunicazioni che annoverano principalmente l’annoso problema delle infrastrutture tecnologiche del nostro Paese, è comparso anche un capitolo Fintech. Poche righe per evangelizzare la massa di cittadini, mettendo particolare accento su alcuni termini che, senz’altro, hanno attirato l’attenzione di tutti in questi mesi, anche ai tavolini del bar sotto casa: Bitcoin, Blockchain e robot. Una descrizione sommaria del fenomeno, certo da affrontare anche sul piano politico, seguendo la scia delle autorità del resto del globo. Soprattutto perchè il Fintech, malgrado sia letteralmente esploso nell’ultimo anno, ha lasciato ancora ampio spazio ai dubbi. Tanto che per i Pentastellati in Italia è «doveroso partire con l’acquisizione di una maggiore consapevolezza sul fenomeno» per poi regolarlo, certo, con norme che siano «amiche dell’innovazione».
Amico dell’innovazione «sembra» essere lo stesso di Maio, a conti fatti, l’unico candidato che più si è spinto verso il segmento delle nuove tecnologie, valorizzandolo, almeno nelle parole. Il 10 gennaio ha, infatti, visitato l’Istituto Italiano di Tecnologia di Morego, affermando che gli «istituiti di tecnologia come questo sono il fiore all’occhiello del nostro Paese». E bisogna sostenerli, favorendo un modello dove si investe in tecnologie, innovazione e ricerca scientifica. «Questo deve essere il nostro modello per un Paese, sia per rilanciare occupazione giovanile, sia per rinnovare le imprese e la pubblica amministrazione», ha detto Di Maio alla folla concitata di giornalisti. Per lui, le tecnologie possono migliorare la vita di tutti, benchè non abbia mai parlato di come incentivarne l’uso e l’applicazione nel nostro Paese, limitandosi a citare nei suoi discorsi la Tesla, l’azienda di Elon Mush, come una realtà attuale e non più il simbolo di un futuro lontano.
Tornando al Fintech, l’intenzione del Movimento 5 Stelle potrebbe essere quella di propendere per un’indagine conoscitiva che possa mettere le istituzioni nelle possibilità di comprendere meglio il settore Fintech. Dato che, parole del programma, «pensiamo che non solo non si debba avere un atteggiamento pregiudiziale verso l’irrompere delle nuove tecnologie in settori tradizionali come il mondo bancario e finanziario ma anzi occorra favorire lo sviluppo di tali fenomeni quando gli stessi consentono di democratizzare il mondo del credito e favorire, sotto questo profilo, l’inclusione finanziaria».
Un’indagine conoscitiva, tuttavia, è già stata svolta lo scorso autunno dal deputato del PD Sebastiano Barbanti ed ha affrontato il tema nella sua completezza tanto da portare all’introduzione, nella legge di bilancio, di alcune agevolazioni a favore delle piattaforme di lending (prestiti online). Certo, niente «sandbox», come prevedeva la proposta originale (un sistema di regolamentazione agevolata per le startup), ma un buon passo avanti nell’ottica di favorire lo sviluppo di un mercato finanziario tecnologico qui in Italia. Del resto, sono le ambizioni che si celano dietro l’apertura e lo sviluppo del Fintech District di Milano, un complesso che raccoglie startup, competenze e investitori pronti a collaborare per dare vita a un cuore italiano del Fintech.
Per i 5 Stelle, tuttavia, «favorire i fenomeni (il Fintech, ndr.) non significa lasciare campo libero agli operatori». Il testo riprende quanto sostenuto dalla stessa Commissione UE, nel ragionamento verso la tutela del consumatore, che deve essere garantito, e «ammette» la necessaria conoscenza approfondita del segmento.
Regole consapevoli, sembrerebbe di capire dal testo del programma, previa conoscenza approfondita. Anche perchè le banche sono sempre più in preda al panico. Non solo startup: i veri nemici potrebbero essere i colossi Web, Amazon, Alibaba, Facebook e Google, sempre più inclini a offrire servizi finanziari. Se i giganti del Web decidessero di passare alla finanza, avrebbero alcuni vantaggi importanti rispetto alle banche: dati migliori, un'esperienza utente superiore e un'immensa fedeltà dei clienti. Un dato da non sottovalutare è rappresentato dal fatto che i consumatori statunitensi hanno classificato Paypal e Amazon, quanto a fiducia, allo stesso livello delle banche tradizionali e il 55% di loro è aperto all'acquisto di prodotti finanziari da imprese tecnologiche consolidate.
Chissà come avrà intenzione di comportarsi Di Maio, su questo punto.
- 09/10/2021 Pagamenti digitali a 145 miliardi, +23% nei primi sei mesi del 2021. Polimi: «Effetto Cashback»
- 13/09/2021 Pechino fa a pezzi Alibaba e sfila Alipay a Jack Ma (ma tremano tutte le Big Tech)
- 01/04/2021 Antonio Valitutti: «Hype vuole essere il punto di riferimento per una gestione efficiente del denaro»
- 23/03/2021 Sella Data Challenge, selezionate le 8 startup e scale up. Doris Messina: «Parole chiavi sono contaminazione e collaborazione»