19 aprile 2024
Aggiornato 17:00
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Fintech, cosa prevede l'emendamento che va nella Legge di Bilancio 2018

Dell'emendamento iniziale passa solo una piccola parte, che comunque rappresenta un successo importante per tutti i soggetti che si occupano di Fintech

Fintech, cosa prevede l'emendamento che va nella Legge di Bilancio 2018
Fintech, cosa prevede l'emendamento che va nella Legge di Bilancio 2018 Foto: Shutterstock

MILANO - Per Sebastiano Barbanti si tratta di un buon inizio, anche se - sicuramente - l’ottimo sarebbe stato far passare l’emendamento completo, come da lui stesso scritto. La Commissione Bilancio, tuttavia, ha approvato solo una parte di ciò che il deputato del Pd aveva proposto per agevolare lo sviluppo di un ecosistema Fintech fiorente e anche qui in Italia. Dati i tempi ristretti, la legislatura che volge al termine, tuttavia, ciò che sarà introdotto nella Legge di Bilancio, risulta altrettanto importante. «Sicuramente rappresenta un messaggio molto importante che fotografa l’attenzione del Governo e degli organi di vigilanza nei confronti del Fintech - ci dice Barbanti, soddisfatto dei risultati -. E’ passato un emendamento comunque oneroso, il che, date le risorse già scarse, ci fa capire quanto sia fondamentale per l’Italia questo settore».

Aliquota più bassa per chi investe attraverso la piattaforme online
Niente «sandbox», come prevedeva la proposta originale, ma un emendamento che agevola le piattaforme di prestiti online (le cosiddette piattaforme di peer-to-peer lending). Dal 1° gennaio 2018, infatti, sarà applicata un’aliquota al 26% sugli interessi percepiti da chi, appunto, presta denaro attraverso queste piattaforme digitali. Nello specifico, il nuovo emendamento prevede la stessa tassazione applicata oggi ai redditi degli strumenti finanziari, anziché l’aliquota marginale applicata ai redditi personali IRPEF. La modifica è particolarmente importante poiché la precedente tassazione risultava essere decisamente più elevata per tutte le classi di reddito superiori ai 15mila euro annui. A chi superava, per intenderci, i 75mila euro annui di patrimonio personale dichiarato, era applicata un’aliquota pari al 43% che comportava quindi una diminuzione significativa del rendimento netto.

Una possibilità in più per le PMI
«Chi effettua prestiti online generalmente dispone di una buona liquidità - ci dice Barbanti -. La norma precedente, in qualche modo, poteva limitare la disponibilità a investire attraverso una piattaforma di lending». La modifica, quindi, dovrebbe incentivare ancora di più un mercato (quello dei prestiti online) già in crescita, facendo aumentare i soggetti disposti a investire, anche (e soprattutto) nei confronti delle PMI. Se includiamo anche i prestiti personali, infatti, la somma erogata in Italia supera i 200 milioni (+222% anno su anno): quasi 40 milioni di nuovi prestiti nel terzo trimestre 2017, il 136% in più anno su anno. Solo nei primi nove mesi del 2017 il marketplace italiano ha raccolto oltre 105 milioni. Dunque, il P2P lending italiano continua a crescere a ritmi vertiginosi e per quanto si tratti ancora di briciole, è una buona notizia.

L’evoluzione del codice fiscale
Un’altra importante modifica che sarà introdotta nella Legge di Bilancio 2018, riguarda l’evoluzione del codice fiscale per i soggetti non residenti che sottoscrivano un contratto di natura patrimoniale in Italia. Fino a oggi, questi soggetti, avevano l’obbligo di fornire al fornitore un codice fiscale italiano. La procedura non è di certo impossibile, ma ovviamente rappresenta un limite per lo straniero che intende investire in Italia. Uno svantaggio competitivo non da poco, con tanto di coda allo sportello che l’utente avrebbe dovuto fare per ottenere il codice fiscale. Grazie all’emendamento passato alla Commissione Bilancio, per l’utente straniero, sarà sufficiente disporre di una serie di specifici dati anagrafici delle persone fisiche o giuridiche.

Un buon risultato
Malgrado l’emendamento iniziale annoverasse tutta una serie di proposte, se vogliamo anche più concrete per dare slancio al Fintech (ad esempio la «sandbox»), il risultato ottenuto oggi è degno di nota, soprattutto alla luce del fatto che quella dell’indagine conoscitiva sulle tecnologie applicate alla finanza e relativo emendamento, sono stati i primi tentativi da parte dell’organo legislativo di, non solo agevolare il fenomeno, ma - soprattutto - di evangelizzarlo. Il che, in Italia, non è una cosa da poco.