19 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Fintech

Pechino fa a pezzi Alibaba e sfila Alipay a Jack Ma (ma tremano tutte le Big Tech)

Secondo il Financial Times, il Governo cinese vuole che Ant Group (Alipay) nella sua ristrutturazione divida il suo comparto prestiti e trasferisca i dati degli utenti ad un'altra entità nella cui propri

Jack Ma
Jack Ma Foto: Ufficio Stampa

PECHINO - L'ultimo attacco delle autorità cinesi contro l'impero di Jack Ma segnala un'escalation della pressione sulle Big Tech, dopo che la scorsa settimana erano arrivate dichiarazioni più concilianti dalla leadership. Pechino - secondo quanto ha scritto oggi il Financial Times - vuole che Ant Group (Alipay) nella sua ristrutturazione divida il suo comparto prestiti, operando con due diverse app, e trasferisca i dati degli utenti a un'entità nella cui proprietà c'è anche lo Stato.

Si tratta di richieste pesanti che, oltre al Jack Ma, hanno fatto fischiare le orecchie a tutte le Big Tech che dall'ultima parte dello scorso anno sono sotto schiaffo.

I regolatori cinesi, spiega il Ft, avevano già ordinato ad Ant Group di dividere il back-and delle due attività di prestito operate - Huabei, che è simile a una carta di credito tradizionale, dall'altro Jiebei, che fornisce piccoli prestiti non garantiti - dal resto dell'offerta finanziaria e di portare azionisti esterni all'interno. Ora però l'ordine è che i due business operino con due diverse app.

Ancor più pesante per il gruppo è poi il fatto che il piano delle autorità è che Ant trasferisca i dati dei suoi utenti necessari alla valutazione delle decisioni sul credito - parliamo di circa un miliardo di iscritti - a una nuova joint-venture che è in parte controllata dallo stato, secondo quanto hanno detto due fonti al Ft.

Si tratta di un progetto perfettamente in linea con le indicazioni date nell'inverno scorso dal presidente Xi Jinping, il quale avevano detto che si sarebbe dovuto fare ordine nel caotico mondo delle fintech.

Secondo quanto dichiarato al Boao Forum dall'ex governatore della Banca del popolo cinese Zhou Xiaochuan, l'eccesso di fondi creato dal quantitative aesing ha favorito pratiche anticompetitive e monopolistiche da parte dei Big Tech. Un tempo le aziende dovevano competere «al costo reale», mentre da un po' di tempo hanno una visione distorta del capitale.

Naturalmente il disvelamento del piano governativo ha dato una botta ad Alibaba, che ha perso in borsa quasi il 4,2 per cento oggi sulla piazza di Hong Kong. Non se la sono vista bene neanche altri giganti tech: Tencent Holdings ha perduto il 2,7 per cento e Meituan il 4,5 per cento. Segno che anche i concorrenti di Alibaba sanno che il messaggio è a tutto il settore.

Certo, l'impero di Jack Ma - che non a caso dalla fine dell'anno scorso, dopo che aveva espresso critiche alle politiche regolatorie cinesi, si è di fatto eclissato dalla scena pubblica - è quello al centro del mirino. Alla fine di ottobre dello scorso anno il governo è intervenuto a poche ore dalla collocazione in borsa di Ant Group, un affare da una 30 di miliardi di euro, per bloccarla. E poi ha ordinato una prima ristrutturazione.

Il piano delle autorità vanno a colpire uno dei principali motori della crescita di Alibaba. CreditTech - che è il contenitore in si trovano sia Huabei che Jiebei - nella prima metà del 2020 è arrivato a rappresentare il 39 per cento delle entrate di Alibaba Group.

Ma, se il progetto delle autorità andasse in porto, Ant perderebbe la capacità di valutare in maniera indipendente la solvibilità dei clienti. Dovrebbe rivolgersi per l'accesso ai dati degli utenti a una joint venture, di cui è sì parte, ma assieme all'ingombrante stato cinese.

(con fonte Askanews)