19 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Sharing economy

AirBnb, ok tassa di soggiorno su Genova: «Sulla cedolare restiamo contrari»

Genova è la prima città italiana ad aver siglato un accordo con AirBnb per la riscossione della tassa di soggiorno. Il colosso degli affitti brevi resiste, invece, sulla cedolare secca prevista dalla «manovrina»

Tassa di soggiorno AirBnb a Genova
Tassa di soggiorno AirBnb a Genova Foto: Shutterstock

GENOVA - Oggi è stato fatto un passo avanti sulla tassa di soggiorno AirBnb. Genova è la prima città italiana, infatti, a prevedere l’applicazione, la riscossione e il versamento della tassa di soggiorno degli host AirBnb che condividono la casa nel capoluogo ligure. Un passo avanti importante che arriva dopo una lunga trattativa messa in campo tra il colosso degli affitti brevi e il Comune di Genova e seguito in particolare dall’Assessore al Turismo di Genova Carla Sibilla.

La collaborazione tra AirBnb e Genova
«L’accordo siglato oggi e scritto con il Comune di Genova rappresenta un esempio fondamentale di come, noi di AirBnb, siamo disposti a collaborare con le istituzioni al fine di raggiungere la migliore condizione possibile sia per i nostri host che per le istituzioni medesime - ci racconta il capo in Italia della società Matteo Stifanelli -. Siamo molto soddisfatti di essere riusciti a concretizzare questa opportunità». L’accordo è, infatti, il primo tra AirBnb e una municipalità italiana, a essere siglato in assenza di obblighi legislativi. In questo modo Genova si aggiunge a capitali del turismo come Parigi, Lisbona e Amsterdam e a oltre 275 amministrazioni del mondo dove accordi similari sono già in vigore, consentendo di raccogliere e versare in maniera semplificata oltre 240 milioni di dollari. A partire dal prossimo primo agosto, Airbnb procederà automaticamente a riscuotere l’imposta di soggiorno per conto degli host al momento della prenotazione.

Ferma l’opposizione alla «manovrina»
Se da una parte, tuttavia, AirBnb sigla accordi con un Comune italiano e procede a spalle unite con le istituzioni, dall’altra continua a mantenere le proprie posizioni in merito alla cedolare secca del 21% prevista dalla «manovrina» contenuta nell’articolo 4 del decreto legge 50/2017, la quale prevede l’obbligo per le piattaforme di raccogliere la cedolare sui canoni di affitto incassati dai proprietari, trasmettendo tutti i dati all’Agenzia delle Entrate e trasformandosi, di fatto, in sostituto d’imposta. La norma nasconde, tuttavia, un’insidia poiché fa riferimento solo all’intermediario immobiliare e piattaforme online come Airbnb non possono definirsi completamente intermediari. ll primo nodo da sciogliere è quindi capire chi potrà essere considerato e agire come sostituto d’imposta. Una patata bollente, poiché il sostituto d’imposta, deve sottostare a dei parametri precisi, ad esempio il pagamento delle tasse sui profitti generati nel Paese. Uno dei motivi che, per AirBnb, rende la norma inapplicabile.

Il Governo deve emendare il testo
«Da parte nostra c’è la volontà di collaborare con le istituzioni come abbiamo fatto con il Comune di Genova - ci spiega ancora Matteo Stifanelli -, ma a nostro avviso il testo della ‘manovrina’ non funziona e dovrà essere modificato se vogliamo evitare che l’intero sistema si blocchi. Abbiamo cercato più volte di interagire con lo Stato, senza ottenere risultati soddisfacenti, anche perché le operazioni si sono svolte molto velocemente. Alcuni emendamenti sono necessari a fare in modo che il testo funzioni a livello tecnico e renda possibile l’applicabilità della norma. E in questo senso ci auspichiamo che il Governo li faccia il prima possibile».

La questione del sostituto d’imposta
I tempi, infatti, sono molto ristretti e nel mirino di AirBnb ci sono proprio alcuni passaggi fondamentali che renderebbero la «manovrina» inapplicabile, come l’obbligo per gli intermediari di agire come sostituto d’imposta. Per AirBnb, che fattura i suoi servizi in Irlanda, la natura del sostituto d’imposta comporterebbe l’obbligo di avere residenza fiscale in Italia e qui pagare le tasse. Meccanismo che risulta contrario alla libertà di stabilimento che l’Unione Europea garantisce alle piattaforme digitali. L’alternativa auspicata da AirBnb viaggia nella direzione di quanto fatto per il Comune di Genova, stringere accordi con l’Agenzia delle Entrate trovando le modalità tecniche per la raccolta della cedolare, così come avviene per la tassa di soggiorno. Ma non solo, perché la «manovrina», a questo punto, rischia di bloccare l’intero sistema. Ora la palla passa Camera, chiamata a discutere il testo in questi giorni e di fondamentale importanza sarà anche la parte attuativa.

Come funzionerà a Genova
Per le prenotazioni effettuate dopo il 1° agosto 2017, gli ospiti vedranno una nuova voce di costo per l’imposta di soggiorno, che a Genova ammonta a 1 euro al giorno per i primi 8 giorni di pernottamento. Tale importo comprende la tassa di soggiorno imposta dalla città e l’imposta del distretto amministrativo, se applicata. L’imposta si aggiungerà all’importo totale del soggiorno pagato dagli ospiti e sarà trasferita al Comune di Genova direttamente da Airbnb. L’host non dovrà più calcolare quanto dovuto per ogni prenotazione individuale o trasferirla al Comune, relativamente alle prenotazioni effettuate sulla piattaforma.